
Il tribunale di Bergamo ha dato il via libera
Bergamo, 12 marzo 2017 - Per la prima volta a Bergamo una persona transessuale potrà cambiare il proprio “Genere” sui documenti senza essere costretto a passare da una sala operatoria. Lo stabilisce una sentenza, emessa il 9 febbraio scorso (ma pubblicata venerdì) della prima sezione civile del Tribunale di Bergamo, composto dai giudici Lucia Graziosi, Vincenzo Domenico Scibetta e Sara De Magistris, che ha dato il via libera affinchè ad una 45enne transessuale sia ufficialmente riconosciuto il suo nuovo genere femminile.
Il caso ha rari precedenti in Italia, ma a Bergamo è il primo in assoluto. La protagonista della vicenda nel 1996 aveva ottenuto dal tribunale l’autorizzazione all’intervento chirurgico di modifica dei propri caratteri sessuali primari. Nonostante ciò, però, ha chiesto la rettifica del suo “status” giuridico senza sottoporsi ad un intervento chirurgico con la motivazione che negli ultimi 20 anni ha potuto raggiungere un equilibrio psico-fisico tale da vivere ed essere socialmente riconosciuta come una donna. Nella sentenza dei giudici bergamaschi si legge che "l’intervento diventa necessario soltanto allorchè lo stesso sia volto a consentire alla persona di raggiungere uno stabile equilibrio psicofisico".
Nel caso di specie, seguito dall’avvocato Gianluca Madonna, del foro di Bergamo, il collegio giudicante, richiamando la più recente giurisprudenza delle Supreme Corti Nazionali, nell’ambito di una interpretazione orientata ai valori costituzionali e di derivazione Cedu (Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo) afferma che "ai fini dell’accesso al percorso giudiziale di rettificazione anagrafica, il trattamento chirurgico costituisce soltanto una delle possibili tecniche per conseguire l’adeguamento dei caratteri sessuali al genere, rimanendo pure sempre una scelta del singolo quella relativa alle modalità attraverso le quali realizzare il percorso di transizione". Secondo i giudici Graziosi, Scibetta e De Magistris, dunque, "accertato che le terapie ormonali, il percorso psicologico e l’adeguamento dei caratteri fisici secondari ai quali l’attore si è sottoposto negli anni gli hanno consentito di raggiungere una condizione di equilibrio psicologico e sociale, determinando il suo irreversibile adeguamento al genere femminile, la rettifica non può che essere accolta".
Soddisfatto l’avvocato Gianluca Madonna, che ha assistito la transessuale 45enne. "Questa sentenza - sottolinea - rappresenta sicuramente una fase significativa dell’evoluzione giurisprudenziale orientata alla valorizzazione dei diritti dei singoli afferenti alla libertà, alla dignità, alla salute, componenti essenziali della vita di ciascun soggetto".