Diede dell'orango a Cecile Kyenge, Roberto Calderoli condannato per la seconda volta

Insulti razzisti: nel nuovo processo, celebrato dopo che la Cassazione aveva annullato il primo procedimento, la pena (sospesa) è stata diminuita. Da un anno e sei mesi a sette mesi

L'ex ministro Cecile Kyenge e l'attuale ministro Roberto Calderoli

L'ex ministro Cecile Kyenge e l'attuale ministro Roberto Calderoli

Bergamo, 1 giugno 2023 - Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, è stato condannato a sette mesi (pena sospesa e non menzione sul casellario giudiziario) perché alla festa della Lega Nord, che si tenne a Treviglio, luglio 2013, fece una battuta nei confronti dell’allora ministra dem dell’Integrazione, Cecile Kyenge, dandole dell’orango,(“Io non sono amante degli animali, però quando vedo uscire delle... non dico che è, delle sembianze d’oranghi resto ancora sconvolto”, aveva detto il senatore) battuta che gli è costata la condanna.

La sentenza pronunciata oggi pomeriggio dal collegio presieduto dal giudice Sara de Magistris (a latere i colleghi Palermo e Pozzi). Il collegio ha ritenuto equivalente l’aggravante razziale al riconoscimento delle attenuanti generiche.

Calderoli era già stato condannato in primo grado a un anno e sei mesi. Il ministro era assente, anche la Kyenge non si è mai presentata e come nel primo processo non si è costituita parte civile. Non ha masi sporto denuncia. Calderoli era assistito dagli avvocati Piermaria Corso (foro di Milano) e dal collega Davide Calvi (foro di Cuneo) che avevano chiesto l'assoluzione in prima istanza perché il fatto non sussiste, mentre il pm Guido Schininà si era rifatto alla richiesta di 2 anni del sostituto procuratore Gianluigi Dettori, che formulò in origine le accuse.

La Cassazione un anno fa aveva annullato le prime sentenze perché nell’udienza del 14 gennaio 2019, «in maniera immotivata e senza approfondire il caso», il tribunale di Bergamo non riconobbe il legittimo impedimento a comparire del senatore Calderoli, che doveva sottoporsi a un intervento chirurgico. Allora, in primo grado era stato condannato a un anno e mezzo, poi scesi a 9 mesi in Appello. Scontato che ci sarà anche a questo giro un secondo grado, su cui pende la prescrizione. Il reato si estingue in 7 anni e 6 mesi, un termine che per la Cassazione scadrebbe intorno al prossimo 20 dicembre.