
L'arresto
Bergamo, 2 agosto - Stava per partire con la famiglia per le vacanze. Invece che in villeggiatura il Ferragosto lo passerà nel carcere di via Gleno, a Bergamo. É finita ieri la latitanza di Simone Cuppari, boss della cellula abruzzese della ‘ndrangheta con base a Francavilla al Mare, in provincia di Chieti, ma con ramificazioni in tutta Italia, Lombardia compresa. Cuppari è stato scovato in un’abitazione della provincia di Bergamo, dove alloggiava da qualche tempo sotto falsa identità proprio grazie ai suoi “agganci” lombardi. Sulla testa di Cupparo pendono una condanna di primo grado a 28 anni di reclusione per traffico di cocaina emessa dal tribunale di Chieti a luglio e due mandati di cattura in seguito a operazioni antidroga condotte dai carabinieri di Pescara e di Locri. Cuppari, 36 anni, di origine calabrese, era infatti da considerarsi il punto di riferimento per la ’ngrangheta nel centro Italia, con particolare riferimento al traffico di cocaina. Le indagini dei carabinieri di Chieti erano iniziate nel 2014. Gli uomini dell’Arma erano riusciti a portare alla luce la presenza di una consorteria criminale costituita, organizzata e consolidata sul territorio abruzzese, con le connotazioni tipiche della criminalità calabrese, i cui promotori e sodali principali erano strettamente collegati per parentela diretta o indiretta e per fitte reti di scambio criminale, con le più note famiglie ‘ndranghetiste della cosiddetta Locale di Africo. Simone Cuppari era a capo di questa consorteria.
"La droga proveniva da un analogo gruppo di affiliati alla ‘ndrangheta, stanziati in Lombardia – spiegano i carabinieri del comando provinciale di Chieti – a loro volta riconducibili, alle famigerate famiglie della Locale di Platì". La sostanza veniva quindi distribuita nel mercato abruzzese, prevalentemente nelle provincie di Chieti e Pescara . Cuppari e i suoi sodali quindi investivano parte dei proventi dello spaccio nell’acquisizione di attività commerciali in Abruzzo e in Calabria (concessionarie di auto ma anche villaggi turistici). "Le indagini – dicono ancora i carabinieri – hanno messo in luce la particolare propensione del gruppo ‘ndranghetista di Cuppari nell’investimento dei capitali acquisiti illecitamente, nonché la capacità di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale anche, paradossalmente, attraverso il consenso acquisito, costituendo per taluni personaggi locali fonte di lavoro e di sostentamento". Lo cercavano da un anno e mezzo, da quando nel febbraio 2017 sfuggì alla cattura nell’ambito dell’operazione Design condotta dalla direzione distrettuale antimafia de L’Aquila.