Bergamo, morta bruciata in un letto d'ospedale:"Mai più contenzioni, lo dobbiamo a Elena"

Legata al letto in Psichiatria la 19enne morì nel rogo scoppiato al Papa Giovanni XXIII. L’inchiesta sul fatto è in corso

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Un sit in per non dimenticare Elena Casetto, la diciannovenne di origini brasiliane morta un anno fa in un incendio scoppiato nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, cinque giorni dopo il ricovero e mentre era in un letto di contenzione. La ragazza si trovava legata al letto per contenere l’agitazione. È stata aperta una inchiesta (pm Letizia Ruggeri), sono state richieste perizie tecniche per fare piena luce su quanto è accaduto. E anche per questo ieri mattina una ventina di persone, in rappresentanza del Forum associazioni per la salute mentale Bergamo e dei colleghi dell’Urasam, si sono dati appuntamento davanti al Papa Giovanni XXIII. Non c’era la mamma di Elena, Indiaxé Bahia Souza Venet, rimasta a casa per una preghiera in diretta su Facebook con tutti gli amici e con quelli del Brasile. Lei ha chiesto giustizia per Elena. È stato sottolineato che l’appuntamento in programma a Bergamo per il 2 aprile a Bergamo, dal titolo “Città libere da contenzione - Insieme si può”, rimandato per via del coronavirus, sarà riproposto. "La comunità ha subito sofferenze indicibili, drammatiche, perdite di uomini e donne senza la vicinanza di una persona cara". In quella occasione era stato chiesto al sindaco Giorgio Gori di essere il garante di un processo per l’abolizione della contenzione nei servizi socio sanitari, con l’impegno delle istituzioni e della comunità. "Ora la città con la forza e la tenacia dei suoi cittadini si sta risollevando – è scritto in una lettera firmata Giovanna Del Giudice, portavoce campagna “… e tu slegalo subito”, Valerio Canzian, presidente Urasam e Camilla Morelli, per il forum associazioni per la salute mentale. "Ma le ferite restano, come rimane il dolore per Elena che scriveva poesie, voleva studiare a Londra. Vogliamo ricordarla dicendo che nessuno sia più legato, nessuno più muoia da solo".

Francesco Donadoni