Bergamo, medico accusato di violenza sessuale da un’infermiera del pronto soccorso

Il processo al dottor Konstantin Deyneka, che si difende in aula. “L’ho palpeggiata? Quando me l’hanno detto sono caduto dalle nuvole”

Una corsia d'ospedale (foto generica)

Una corsia d'ospedale (foto generica)

Bergamo – Ieri s’è preso tutta la "scena". Dal momento in cui si è seduto al banco dei testi fino a quando è stato congedato dal presidente del collegio. A portarcelo in tribunale, con l’accusa di violenza sessuale, una infermiera di 57 anni dell’Asst Papa Giovanni XXIII, parte civile con l’azienda.

L’imputato, assistito dall’avvocato Alessandro Turconi, è il dottor Konstantin Deyneka, 52 anni, di Mosca, residente in città, sposato con figli. Un curriculum professionale, come ha raccontato, in cui si annoverano anni di cardiochirurgia. "Attualmente sono libero professionista. Anche se continuo a collaborare con i maggiori ospedali anche nella zona di Bergamo e non solo".

Ma nel periodo dei fatti per cui è finito a processo, settembre 2018, lavorava per conto di una cooperativa di Treviglio che si appoggiava all’Asst per coprire le assenze al Pronto soccorso. In quel caso all’ospedale di San Giovanni Bianco. "Palpato una infermiera? Quando me lo hanno detto sono caduto dalle nuvole. Per quanto tempo ho lavorato lì? Una decina di turni, nel mese di agosto e fino a quella sera di settembre, sempre al Pronto soccorso. Devo dire che è stata una brutta esperienza, e anche il rapporto con alcune infermiere non era buono". Ma glissa sulle molestie. E le infermiere cui fa cenno sono quelle che erano di turno quel giorno: una che lo ha denunciato (secondo l’accusa l’imputato si sarebbe strusciato con i genitali) un’altra è quella che ha chiamato i carabinieri dopo essere stata apostrofata in malo modo dal dottore. "Se ho detto quelle parole è perché mi sono reso conto dell’inadeguatezza del loro lavoro".