FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Azzano, donati gli organi del secondo ragazzo morto: "Atto d’amore contro la follia"

Amici travolti, il padre di Matteo Ferrari: "Donati gli organi, era generoso"

Matteo Ferrari.

Matteo Ferrari.

Bergamo, 7 agosto 2019 - Matteo Ferrari aveva alcuni progetti per il futuro. Neodiplomato in ragioneria all’istituto Galli, aveva messo in conto di iscriversi all’università. Ma suo papà Alessio lo aveva bloccato. «Prima goditi la tua estate e poi ci sediamo al tavolo e ne discutiamo e vediamo un po’». Non ce ne sarà più occasione, purtroppo. Matteo, 18 anni, è morto al Papa Giovanni XXIII di Bergamo martedì mattina alle 9.15.

Domenica stessa sorte era toccata all’amico di sempre, Luca Carissimi, 21 anni. Quando i medici hanno comunicato a papà Alessio, mamma Laura e al fratello Gianluca che per Matteo non c’era più nulla da fare, la famiglia tutta riunita ha acconsentito alla donazione degli organi. Per due motivi. «Il primo è che lui – ha spiegato il papà – era un generoso, il secondo motivo è che la donazione è il messaggio che Matteo e la sua famiglia vogliono dare a queste follie». Un ragazzo solare, buono, simpatico, allegro. «Un ragazzo spensierato», ma con le idee ben chiare. Alessio Ferrari ha tatuato sul braccio destro i nomi dei figli, Matteo e Gianluca. Tanti amici si sono avvicendati all’ospedale per non fargli mancare la loro vicinanza. Avrebbero voluto dirgli: «Coraggio, continua a lottare». Luca e Matteo, amici veri, cresciuti all’oratorio di Borgo Palazzo, dove vivevano. Sabato avevano deciso di trascorrere la serata alla discoteca “Setai”, a Orio al Serio, locale frequentato da giovani.

Li c’era anche Matteo Scapin, 33 anni, di Curno, assieme alla sua fidanzata, una relazione iniziata un paio di mesi fa. Partecipavano a una festa di compleanno. Poi la follia ha preso il sopravvento. Scapin deve rispondere di duplice omicidio volontario: la Procura (pm Raffaella Latorraca) gli contesta il dolo diretto. Il ragionamento degli inquirenti è questo: inseguendo con la sua Mini Cooper, tamponando e speronando la Vespa sui viaggiavano Luca e Matteo, avrebbe messo ampiamente in conto la possibilità di uccidere i due ragazzi. Le immagini delle telecamere comunali di Azzano San Paolo, lungo la statale Cremasca, teatro della tragedia, consolidano l’ipotesi investigativa. Le immagini mostrano infatti la Vespa e la Mini che arriva alle spalle dello scooter, e l’impatto. Scapin è difeso dall’avvocato Riccardo Tropea, stamattina è in programma l’interrogatorio di convalida davanti al gip Vito Di Vita. Venerdì verranno effettuate le autopsie, disposta anche la perizia cinematica sull’impatto fra l’auto e il motociclo.

Resta il mistero del lunotto posteriore della Mini Cooper rotto. Da chi? Secondo la versione fornita dalla fidanzata del 33eenne, sentita come testimone e allo stato non indagata, il parabrezza sarebbe stato rotto dai ragazzi, ma la versione è più una supposizione della ragazza, mancando il riscontro delle immagini delle telecamere. Ai poliziotti ha detto di essere stata oggetto di attenzioni sgradite e di aver avvertito il suo ragazzo. Poi ha riferito le fasi della lite, un primo battibecco all’interno del locale, con l’intervento dei buttafuori che hanno allontanato Carissimi. Poi all’esterno il secondo round, l’intervento degli addetti della discoteca. Ma la situazione è degenerata. La memoria della fidanzata di Scapin arriva fin lì, poi il racconto rientra in una zona d’ombra.