
Tribunale
Bergamo, 24 luglio 2018 - Quattri anni di reclusione per truffa, falso e patrocinio infedele, la stessa pena invocata dal pm Lucia Trigilio, interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e per 4 dalla professione di avvocato. Si è chiuso in questo modo, ieri mattina nel tribunale di via Borfuro, il processo a carico di Diego Pezzotta, 47 anni, il legale del foro di Bergamo (attualmente sospeso dall’Ordine, ma dopo questa sentenza rischia la radiazione) accusato di una serie di truffe e falsi ai danni dei suoi clienti: tra il 2012 e il 2015 si era fatto consegnare alcuni anticipi in denaro per portare avanti le cause, soprattutto nel settore civile, ma in realtà aveva incassato i soldi senza muovere un dito e in qualche circostanza aveva mostrato atti giudiziari falsi come prova del lavoro in realtà mai svolto.
Il giudice Gaetano Buonfrate ha anche disposto una serie di risarcimenti alle tre parti civili: 12mila euro come risarcimento del danno subìto sono andati agli eredi di un locale; una provvisionale di 25mila euro, invece, è stata accordata ai proprietari di un’impresa edile; e 10mila euro ciascuno, sempre di provvisionale, a una coppia, assistita dall’avvocato Alessandro Zonca, che per colpa di Pezzotta aveva perso la casa. Quest’ultimo caso è il più clamoroso tra gli episodi che erano contestati al legale. Ai due Pezzotta aveva assicurato di aver provveduto alla conversione del pignoramento della loro abitazione. Conversione che non era mai stata effettuata, con la conseguenza che i proprietari erano stati costretti a vendere l’immobile per scongiurare che finisse all’asta.
In un'altra circostanza, Pezzotta era arrivato addirittura a confezionare una falsa sentenza del giudice civile, grazie alla quale due suoi clienti, soci di una ditta, avrebbero potuto incassare un credito da 123mila euro vantato nei confronti di un loro debitore, senza aver mai avviato la causa. Le parti offese si presentarono in tribunale convinte di poter esigere la somma, incontrando l’assoluta sorpresa del giudice e del cancelliere, le cui segnalazioni sono finite agli atti dell’inchiesta contro il legale bergamasco. Nel corso del dibattimento, Pezzotta, che non si è mi fatto vedere in aula, attraverso il suo difensore, l’avvocato Manlio Zampetti, ha fatto avere alla corte una lettera di scuse, spiegando di aver agito in quel modo in quanto, in quel periodo, aveva gravi problemi familiari. L’avvocato Zampetti, al termine della sua arringa, aveva invocato il minimo della pena.