Torre Boldone è un piccolo paese in provincia di Bergamo, con poco più di 8mila anime, dove tutti si conoscono, come si suol dire in questi casi. In particolar modo, se la tua “fama” supera i confini della valle in cui vivi, la Val Seriana. Anche per questo motivo la morte di Andrea Bergamelli, il motociclista amatoriale 35enne vittima di un incidente durante le prove di una gara in Spagna, scuote e addolora questa piccola comunità, unita e solidale, come lo è da sempre l’ambiente del motociclismo non professionistico, altrettanto costernato per la tragedia. Un mondo dove la passione e il sacrificio contano più dei soldi e ti lanciano oltre le tante difficoltà logistiche e organizzative. La compagnia Lucia, con cui viveva in paese, ne condivideva la passione e lo seguiva nelle gare con la sua Yamaha con il numero 34: si erano conosciuti una decina di anni fa proprio sui circuiti. È stata lei, da Valencia, a comunicare la tragica notizia alla famiglia di Andrea. Mamma e papà, i numerosi parenti e amici, stretti in un dolore indescrivibile. Lo provano anche i compagni e i dirigenti della squadra di calcetto in cui Andrea giocava, non solo per semplice divertimento, visto che l’Argonese di San Paolo d’Argon milita in Serie C2. Significa impegno, allenamenti, trasferte e programmazione, ancora di più se sei il vice allenatore e devi conciliare lo sport, anzi i due sport, moto e calcetto, con l’attività lavorativa: Andrea Bergamelli era idraulico e lo si vedeva spesso a bordo del suo furgone. Viaggiava, anche all’estero, occupandosi di installazione e manutenzione di impianti in negozi di alta moda per conto di un’azienda. Solare, simpatico, disponibile: non sono aggettivi di circostanza per descrivere il carattere di quel pilota dagli occhi scuri con il sorriso sempre stampato sul volto nelle tante foto pubblicate sui social media da dove emerge il suo amore anche per la bicicletta e la musica punk.
CronacaAndrea Bergamelli, chi era il motociclista di Torre Boldone morto in Spagna