Sea Handling, firmato l'accordo: salvi duemila posti di lavoro

Dopo 14 intensi mesi di trattative ecco cosa cambia per i lavoratori, dai salari fino alle ferie e alle prospettive di crescita di Giambattista Anastasio

Sciopero dei lavoratori di Sea Handling (Newpress)

Sciopero dei lavoratori di Sea Handling (Newpress)

Milano, 16 luglio 2014 - Solo un mese fa, il cielo sopra gli aeroporti di Linate e Malpensa s’era fatto nero: il 13 giugno i dipendenti di Sea Handling (SeaH) avevano infatti respinto, al referendum, l’accordo sul contratto di lavoro col quale 1800 di loro, su 2214, sarebbero stati riassorbiti in Airport Handling, nuova società, sempre a guida Sea, creata per evitare di pagare la sanzione da 452 milioni di euro comminata dalla Commissione Europea. Pietro Modiano, presidente della Spa aeroportuale, allora era stato chiaro: "L’azienda non ha più interlocutori e potrà decidere in modo unilaterale su licenziamenti ed assunzioni". Gli esuberi erano ben più di uno spettro. Invece non ce ne saranno, a meno che non siano gli stessi dipendenti a decidere di andarsene. Ieri, negli uffici dell’"Agenzia regionale per l’istruzione, la formazione e il lavoro" (Arifl), è stata infatti firmato l’accordo che chiude la vertenza Sea Handling e riabilita proprio il piano bocciato il 13 giugno, sia pur meglio definito. Che è successo nel mezzo? Prima di procedere al riepilogo, ecco gli estremi dell’accordo. I lavoratori che passeranno da SeaH ad Airport Handling saranno 1.800 su 2214. Nel passaggio dall’una all’altra società potranno contare su una buonuscita pari a 2,5 mensilità, perderanno il 7% netto della retribuzione mensile, 2 giorni di ferie (ma solo nei primi tre anni di vita della nuova Airport), e 6 giorni di riposo. I sei giorni di lavoro aggiuntivi che ne derivano saranno spalmati in modo omogeneo durante l’anno (1 ogni due mesi) evitando così che finiscano per essere concentrati nei mesi estivi, periodo di picco del traffico aereo. In compenso, i lavoratori potranno esigere la fruizione di 4 ex festività, previo congruo preavviso.

Airport Handling dovrà arrivare al pareggio di bilancio entro il 2017, perché così impone la Commissione Europea. Nel caso i conti risultino in ordine già nel 2015, i lavoratori part-time saranno assunti a tempo pieno. Nel caso ci fossero ricavi già nel 2016, ai lavoratori sarà riconosciuto un premio di risultato. Ai dipendenti dell’Airport si garantiscono poi procedure più trasparenti per gli avanzamenti di carriera. Quanto ai lavoratori che non passeranno dall’una all’altra Handling, in 250 saranno ricollocati all’interno del Gruppo Sea. La stessa Spa propone incentivi volontari all’uscita dall’ammontare equivalente, a seconda dell’anzianità, dalle 28 alle 33 mensilità: potranno beneficiarne in 300. Tale era pure l’impianto dell’accordo siglato il 4 giugno da Sea con Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Flai e Usb. Contrari Cub e Adl. Il "no" al referendum ha però riaperto le trattative. Da qui l’intesa bis firmata ieri, ovvero: una precisazione dell’intesa originaria. Vi si è ridefinito quanto segue: taglio delle retribuzioni dei manager Sea e dei permessi sindacali per un valore di 2 milioni di euro, risorse che consentiranno ora di aumentare, per l’appunto, da 2 a 2,5 mensilità il valore della buonuscita, quindi la suddivisione omogenea dei 6 giorni di lavoro aggiuntivi, la fruzione delle 4 ex festività e le procedure per la mobilità interna. Le prime due richieste furono avanzate da Cub e Adl, che non hanno però sottoscritto nemmeno l’intesa bis, e apertamente sostenute dal sindaco Giuliano Pisapia. Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Flai hanno poi cercato e ottenuto il mandato dei lavoratori a sottoscrivere l’intesa non con un secondo referendum ma con una raccolta firme: l’hanno sottoscritta in 1.250. Più della metà dei dipendenti di SeaH, più dei 944 «no» emersi dal referendum. Abbastanza per ribaltare le sorti di una vertenza che dopo 14 mesi sembrava fallita. Ora l’Airport, dal primo settembre.

giambattista.anastasio@ilgiorno.net