IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Lo storico non reinventa nulla. O almeno non dovrebbe

Secondo Paolo Mieli la coscienza storica dei popoli si “avvelena” con l’uso distorto della memoria di GENNARO MALGIERI

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Il libro de Il Giorno di Gennaro Malgieri

Milano, 30 ottobre 2015 - Secondo Paolo Mieli la coscienza storica dei popoli si “avvelena” con l’uso distorto della memoria. Nel suo ultimo libro “L’arma della memoria. Contro la reinvenzione del passato” (ed. Rizzoli) lo studioso sostiene che dall’avvelenamento dipende anche la strumentalizzazione degli eventi storici per legittimare discutibili scelte del presente. La memoria, dunque, utilizzata impropriamente, è un ordigno dal potenziale altamente distruttivo, responsabile delle nefandezze sulle quali hanno fondato il loro potere tutti i regimi totalitari, in particolare del Novecento che hanno fatto ricorso ad una sorta di “mistica” della memoria contraffatta per giustificare l’oppressione.

Spiega Mieli nel suo saggio, ricchissimo di rievocazioni, che il modo spregiudicato con cui viene manipolata la realtà storica allo scopo di demonizzare o riabilitare ciò che non dovrebbe neppure essere messo in discussione è l’attitudine propria di chi si dedica allo studio del passato in maniera “selettiva” con l’obiettivo di “reinventarlo”. E, dunque, non per acquisire elementi realmente nuovi apportatori di acquisizioni tali da mutare il giudizio su eventi minuscoli o epocali (compito del vero ed onesto storico), ma per asseverare verità di parte, ideologiche insomma (come è stato per la tragica vicenda delle foibe, tanto per capirci), in grado - se applicata all’attualità - di influenzare perfino i giudizi che maturano nelle aule dei tribunali.

Mieli offre una casistica ampia e documentata a supporto della sua tesi. E dai tempi più lontani dimostra come poco sia mutato: anzi, si può dire che la memoria, soprattutto negli ultimi decenni, sia stata ancor più adulterata dagli indirizzi politici che hanno orientato la pubblicistica ed il comune sentire. Addirittura, fa intendere Mieli, ha favorito il dilagare del “complottismo” (altro effetto collaterale dell’uso improprio della memoria), una sorta di progressiva mistificazione della realtà, volto a sostenere la tesi che dietro ad ogni evento vi è quai sempre una “congiura” ordita da non distinguibili potentati.

Neppure l’identità nazionale è rimasta immune dai tentativi di inquinarla fino al punto di invocare una sorta di “memoria condivisa”. È questo un punto dolente, mitizzato un po’ da tutte le forze politiche che hanno creduto di fondare la morale civile di una impossibile “nuova Repubblica” sulla acritica condivisione di un’unica memoria. Un’utopia per legittimare una sorta di impoliticità, mentre si sarebbe dovuto fare di tutto perché nelle pieghe della società italiana si innervasse l’idea dell’accettazione di tutte le memorie, nessuna esclusa, e tutte vi avessero cittadinanza. Insomma, fermo restando che esistono valori non negoziabili - l’intangibilità della vita umana innanzitutto - dovrebbe essere naturale che tutti riconoscano dignità alle vicende storiche che nutrono le diverse memorie.

PAOLO MIELI, L’arma della memoria. Contro la reinvenzione del passato, Rizzoli

di GENNARO MALGIERI