"I terroristi? Non sono nostri fratelli che sbagliano, sono dei pazzi"

Intervista all’Imam che ha presenziato alla messa simbolica che ha unito musulmani e cattolici

L'Imam durante la messa in Collegiata a Sondrio (Nat.P.)

L'Imam durante la messa in Collegiata a Sondrio (Nat.P.)

Sondrio, 2 agosto 2016 - «Non sono fratelli che sbagliano, sono dei pazzi», le parole dell’Imam piemontese della Coreis (comunità religiosa islamico italiana) Idris Abd al Razzaq Bergia, che, insieme alla moglie, ha presenziato alla Messa di domenica nella Collegiata in piazza Campello a Sondrio, testimoniano la distanza del «vero» Islam da quello nel nome del quale agiscono i terroristi che stanno insanguinando il modo. I loro atti, uno degli ultimi l’uccisione di padre Jacques Hamel in Francia, sono «totalmente avulsi dalla religione», prosegue nel corso dell’intervista l’Imam che, per aderire all’iniziativa promossa in Italia da Coreis e Ucoii (Unione delle comunità islamiche in Italia) contro la scia di violenza e morte seminata dall’Isis, ha lasciato temporaneamente il suo soggiorno a Bormio. Mentre nella Megnifica Terra, un altro «fratello», l’Imam Abd al Jabbar Ceriani, ha preso parte alla funzione nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio.

«Non c'è alcun contrasto tra l’Islam e le altre confessioni - aggiunge con ferma pacatezza - anzi, l’Islam è conferma e protezione delle rivelazioni precedenti tra cui il Cattolicesimo. L’Islam non è la soluzione, la soluzione è la misericordia di Dio cui, peraltro, fa riferimento l’attacco di tutte le sure del Corano. Prima della celebrazione, insieme all’arciprete l’arciprete don Marco Zubiani l’abbiamo sottolineato». Solo il dialogo «supera paura e incomprensioni», specifica Idris Abd al Razzaq Bergia.

Lui e la moglie, Jalila Ferrero, cercano di dimostrarlo mettendoci la faccia ed esprimendo una «preghiera condivisa in questo momento di sgomento». Serve a «dare testimonianza e a prendere la distanza da atti che non ci appartengono. L’Islam è pace anche nel nome e rispetta diritti gerarchici e dottrina cattolica. Chi uccide e si fa uccidere, invece, vive in modo triste, senza fede, dimostrando solamente follia e ignoranza», prosegue la donna ricordando anche i molti mussulmani vittime della stessa barbarie.

«Le moschee che fanno saltare sono quelle che prendono le distanze». La stessa opposizione che hanno manifestato loro domenica, insieme a molti altri esponenti mussulmani in Italia e oltre confine. «Siamo qui per una combinazione, ma dove Dio ci mette cerchiamo di dare il nostro contributo che, magari, può essere un punto di partenza per future iniziative», aggiunge ricordando i passati incontri a Bormio con l’ Imam Pallavicini. Lo stesso auspicio di don Zubiani «a questa iniziativa, che abbiamo accolto, speriamo possano seguirne altre».