Sondrio, agenti sfrattati dal carcere. La protesta: "E io dormo in auto"

La direttrice vieta l’uso della camerata e delle stanze a pagamento

Il provveditore alle carceri della Lombardia, Luigi Pagano (Orlandi)

Il provveditore alle carceri della Lombardia, Luigi Pagano (Orlandi)

Sondrio, 3 settembre 2017 - «Sono disperato, se la direzione non cambia idea sono in mezzo ad una strada». L’assistente Lorenzo Saccucci è l’agente di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Sondrio che più è preoccupato per l’ordine di servizio della direttrice Stefania Mussio che, di fatto, sfratta il personale dalla caserma. La direttrice, infatti, ha intimato agli agenti che pernottavano in caserma, cinque in tutto tra la “camerata” ad uso gratuito e le stanze a pagamento, di sgomberare gli alloggi. Il motivo? La necessità di rivedere le modalità di pernottamento all’interno della Casa circondariale. Così, venerdì notte in tre si sono ritrovati a dover dormire nelle loro auto, e hanno scelto di farlo in divisa, fuori dal carcere, per dare un segno tangibile di quello che stava loro accadendo. Tra loro Lorenzo Saccucci non c’era, tornato nel suo paese in Lazio per un intervento chirurgico. C’erano, invece, Domenico Fabbri, Alfonso Ruggiero e Pasquale Scognamiglio, la cui situazione non è drammatica come quella dell’assistente Saccucci, ma che comunque si sono trovati “sfrattati” da un giorno all’altro.

«Da due anni e mezzo vivo nella camera singola con bagno in caserma, pago regolarmente 41,80 euro al mese, e ora mi ritrovo senza un posto dove dormire – ci ha raccontato a mezzanotte l’assistente capo Ruggiero, appena smontato il turno, prima di mettersi a dormire in auto per poi riprendere a lavorare alle 8 di mattina – Io in carcere ho anche la residenza. Sono a Sondrio da quasi 20 anni e ora mi trovo in questa situazione». Anche l’assistente Scognamiglio, 33 anni, è in difficoltà: «Da quando sono a Sondrio, e sono 13 anni, ho sempre vissuto in caserma, non ho altro posto». Ha dormito in auto pure l’assistente capo Domenico Fabbri, rappresentante sindacale per la sigla Uspp, organizzazione che si sta interessando in modo particolare del caso: «Mi sento in qualche modo responsabile, tutto è nato dalla mia legittima richiesta di alloggiare nella seconda camera a pagamento disponibile. Da qui è nata la crisi con la direttrice Stefania Mussio».

Una crisi che sembrerebbe in via di risoluzione. Secondo fonti sindacali, infatti, il Provveditore regionale Luigi Pagano sta esaminando il caso e sarebbe intenzionato a revocare in tempi brevi l’ordine di servizio della direttrice (in questi giorni in ferie), per far tornare gli agenti a dormire in caserma. «Speriamo che sia così, altrimenti non so dove stare – prosegue l’assistente Saccucci – Da quando mi sono separato, non ho risorse sufficienti a pagare un affitto, ho solo la caserma». Senza contare che di notte la presenza degli agenti garantisce sicurezza: il personale, decisamente sotto organico, conta solo 20 agenti in servizio. «E di notte in servizio ce ne sono solo due. Dieci giorni fa un detenuto ha tentato di impiccarsi: l’abbiamo salvato io e un altro detenuto – racconta Saccucci – I colleghi di turno da soli sarebbero stati in difficoltà».