Strage di Dacca, il console del Bangladesh: "Cappelli era entusiasta del suo lavoro"

Era un imprenditore del settore tessile, lavorava da oltre 5 anni in Bangladesh: diceva che era un Paese dove si lavorava molto bene

Claudio Cappelli, tra le vittime della strage di Dacca

Claudio Cappelli, tra le vittime della strage di Dacca

Vedano (Monza Brianza), 2 luglio - Claudio Cappelli, il brianzolo ucciso dai terroristi jihaidisti al caffé di Dacca, era un imprenditore. Aveva un'impresa nel settore tessile che produceva t-shirt, magliette, abbigliamento in genere e anche intimo. "Era entusiasta del suo lavoro", ricorda sotto choc il console generale onorario del Bangladesh in Veneto, l'avvocato Gianalberto Scarpa Basteri.

"Eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo rivisti al suo ritorno dal Bangladesh". "Ci eravamo conosciuti lo scorso 14 giugno in un incontro al Consolato generale del Paese asiatico a Milano in cui gli imprenditori italiani avevano illustrato le loro esperienze nello stato che rappresento". "A Milano il consolato generale si occupa di tutto quanto riguarda il Nord Italia e per questo mi ricordo il dott. Cappelli che aveva una impresa nel settore tessile che produceva t-shirt, magliette, abbigliamento in genere e anche intimo", spiega Scarpa Basteri. "Diceva di avere avuto una esperienza positiva e di essere contentissimo. Era da più di 5 anni impegnato in questa avventura. Era entusiasta e diceva che era un Paese dove si poteva lavorare molto bene".

"Non riesco a capire come sia potuto capitare l'attentato - dice il console onorario - il quartiere di Gulshan dove si trova il caffè è pieno di ambasciate e sedi legali delle grandi aziende del Bangladesh". "Vi sono posti di blocco e si può entrare solo con il pass. E', o meglio era, un quartiere tranquillo e sicuro come i due quartieri attigui Banani e Baridhara. Sono stupito dell'attentato".