Inchiesta-bis sull'Autodromo, sei rinviati a giudizio a vario titolo per corruzione, peculato, evasione fiscale

Tra gli imputati l'ex direttore Sias Enrico Ferrari per un giro sospetto di biglietti venduti

Un'immagine della F1 in Autodromo

Un'immagine della F1 in Autodromo

Monza, 3 luglio 2015 - Alla sbarra l'inchiesta bis sull'autodromo.

Il gup del Tribunale di Monza Rosaria Pastore ha rinviato a giudizio 6 persone che devono rispondere a vario titolo di corruzione, peculato, appropriazione indebita, false fatturazioni ed evasione fiscale.

Tra gli accusati del secondo troncone delle indagini dei pm Walter Mapelli e Caterina Trentini (10 persone sono gia' sotto processo al Tribunale di Monza) spicca ancora il nome di Enrico Ferrari, l'ex direttore della Sias, la societa' che gestisce l'autodromo di Monza, gia' imputato per usura, corruzione per la gestione della Sias e omissione dolosa di cautele atte ad evitare infortuni sul lavoro per le 'bolle' sull'asfalto della curva Parabolica in occasione della Superbike 2012.

Ora Ferrari (che ha scelto il rito abbreviato) deve rispondere di un giro sospetto di biglietti venduti in nero e presunte fatture per operazioni inesistenti insieme a Claudio Vigano', storico presidente del consiglio di amministrazione di Sias fino al 2010 (che ha scelto il giudizio immediato).

A giudizio per corruzione anche il delegato Siae per la Brianza Americo Martino, a cui dal 2008 al 2011 avrebbero versato 80 mila euro per chiudere un occhio sui controlli nelle manifestazioni sportive organizzate all'autodromo.

Mentre Gabriele Aliprandi, l'ex presidente del Moto Club Biassono, l'associazione sportiva brianzola che fornisce personale e servizi per le gare sul circuito monzese, è stato rinviato a giudizio per false fatturazioni per 50 mila euro e appropriazione indebita per 230 mila euro (a vario titolo per cifre minori con i soci del Moto club, mentre un commissario di gara ha patteggiato la pena di 7 mesi).