Desio, il sindaco difende il "diritto" alla moschea

Corti: "È solo un centro islamico. Stiamo valutando la richiesta" di Alessandro Crisafulli

Musulmani in preghiera (Newpress)

Musulmani in preghiera (Newpress)

Desio (Monza e Brianza), 6 settembre 2014 - «Moschea? Ma quale moschea? Sarebbe un centro islamico. E perché no? Se ne hanno bisogno, se hanno il titolo per farlo, non possiamo fare discriminazioni». Il termine moschea, al sindaco di Desio Roberto Corti, sembra proprio non piacere. Non lo ritiene adeguato, evidentemente. Ma tant’è, lo sanno tutti, lui compreso: ciò che vogliono realizzare i musulmani di Desio è una moschea. Anche se probabilmente non avrebbe la struttura architettonica di quelle realizzate nei paesi arabi, ne avrebbe le stesse identiche funzioni: luogo di culto, di incontro, di scuola coranica. Del resto, anche le chiese cristiane hanno forme diverse, possono essere quadrate, rettangolari, esagonali o tonde... conta la sostanza, non la forma. 

Non gli piace il nome, ma non gli dispiace l’idea. Anzi, seppur non esperire un assenso definitivo e ufficiale, sembra con le sue parole spianare la strada ai musulmani, che hanno chiesto nero su bianco la realizzazione ex novo di un «luogo di culto» in un terreno all’incrocio tra le vie Rossini e Roma, nel quartiere residenziale dei Prati: un edificio di due piani, ciascuno di mille metri di superficie. «Alcuni mesi fa siamo stati proprio noi a incontrare tutti i rappresentanti delle varie congregazioni religiose sul territorio – spiega il primo cittadino – dicendo loro che se hanno bisogno di nuovi spazi di fare apposita richiesta, ma a una condizione che sul terreno in oggetto avessero dei diritti di proprietà o quanto meno una promessa concreta di averli a breve. So che l’area in oggetto è privata, un terreno attorniato da alte siepi, accanto al campo da calcio, ma non abbiamo ancora verificato tutta la documentazione». 

Gli islamici hanno chiesto un cambio di destinazione d’uso e «il terreno credo fosse già a servizi – dice il sindaco – andrebbe modificata la destinazione, per renderlo adatto alla costruzione di luoghi di culto. Verificheremo per elaborare la risposta ufficiale». «La proposta arriva dall’associazione culturale che fa riferimento al centro islamico di via Forlanini – dice – e da parecchi anni collabora con noi, con altre associazioni sul territorio, con i Missionari Saveriani, in maniera molto positiva, per promuovere iniziative come la marcia della pace, il festival dei popoli, la scuola di cucina etnica e la scuola di italiano per stranieri. È una realtà molto attiva e sempre nella direzione giusta». Qualche mese fa gli stessi rappresentanti dell’associazione Minhaj Ul Quran avevano in qualche modo anticipato la richiesta, che già fecero parecchi anni fa, suscitando un polverone di polemiche e proteste. Quando ci sono le loro feste più importanti, infatti, arrivano addirittura 1500–2000 musulmani da tutto il circondario e avere come punto di riferimento uno scantinato di circa 150 metri quadri non è più adeguato.