La ricercatrice dalla vita senza ombre morta in un albergo di Cambridge

Da Vimercate all’Inghilterra per un congresso. Poi il giallo

Simona Baronchelli con il padre Luigi durante il recente viaggio a Roma nel quale la donna ha sostenuto con successo l’esame scritto per entrare come ricercatrice nei laboratori del Cnr

Simona Baronchelli con il padre Luigi durante il recente viaggio a Roma nel quale la donna ha sostenuto con successo l’esame scritto per entrare come ricercatrice nei laboratori del Cnr

Vimercate (Monza e Brianza), 5 dicembre 2016 - Era sdraiata sul pavimento della sua stanza d’albergo a Cambridge. Morta da ore. È mistero sulla fine di Simona Baronchelli, 32 anni, ricercatrice di Vimercate ritrovata dalla polizia inglese, mercoledì pomeriggio dopo l’allarme lanciato dai colleghi che la aspettavano a un congresso. Non vedendola arrivare, lei così seria e così puntuale, hanno capito subito che era successo qualcosa. La borsista del Cnr era in Inghilterra per partecipare a un workshop alla prestigiosa università britannica. Sul suo corpo nessun segno apparente di violenza, ma il coroner ha disposto l’autopsia. L’esame si terrà oggi. Brillante, amante della cultura, attivista di Emergency, quel che si dice un «cervello», la dottoressa senza grilli per la testa si era buttata anima e corpo nella carriera. Viaggiava da un capo all’altro del mondo seguendo il filo degli studi in biotecnologie mediche, branca nella quale si era laureata alla Bicocca, con tanto di specializzazione. Era felice Simona, aveva appena passato lo scritto al concorso del Centro nazionale di ricerche che forse le avrebbe regalato l’agognato posto fisso in Italia, dove voleva rimanere. A dicembre avrebbe dovuto sostenere la prova orale.

«Simona non aveva nemici – dice il padre, Luigi Baronchelli, ingegnere in pensione, sotto choc – non riesco neanche a ipotizzare che qualcuno possa averle fatto del male. Spero che i patologi mi diano ragione». Una vita alla luce del sole quella della ricercatrice, senza lati oscuri, per la famiglia e gli amici. Ma le autorità inglesi vogliono vederci chiaro. Troppi i casi archiviati in fretta e poi riaperti di altre donne italiane morte all’estero. «Mia figlia aveva delle allergie importanti sin da piccola, le gestiva benissimo – aggiunge il padre – Ho il timore, però, che possa aver mangiato o respirato qualcosa che contenesse una sostanza fatale per lei». Parla al presente di Simona, «non posso credere che non ci sia più».

L’aveva accompagnata lunedì scorso all’alba all’aeroporto di Orio al Serio, doveva andare a riprenderla mercoledì alla 23. Non poteva immaginare che non l’avrebbe più riabbracciata dopo quell’ultimo bacio all’imbarco. Mercoledì, il dramma. «Non mi scriveva messaggi, ho visto che non aveva fatto accessi alla rete. All’inizio ho pensato che gli impegni di lavoro la assorbissero, ma nel pomeriggio ho ricevuto la telefonata dei colleghi, spaventati». Si è rivolto ai carabinieri, quindi alla Farnesina. Il Consolato italiano a Londra si è messo in moto. Mercoledì a Cambridge c’è stato un numero di incidenti stradali superiore alla norma. La diplomazia cercava Simona negli ospedali. Si temeva che la donna, che si spostava in taxi, fosse rimasta coinvolta in uno scontro. Alle 16.30, in una caserma brianzola, invece, la notizia che nessuno avrebbe voluto dare. «L’abbiamo trovata, purtroppo morta».