Cantone Brianza: come cambierà la Provincia

Il progetto del governatore Maroni prevede l'unione fra Monza e Lecco sul modello della nuova agenzia di tutela della salute

Il governatore Maroni

Il governatore Maroni

Monza, 19 gennaio 2016 - Dalla Provincia al Cantone della Brianza. Mentre in via Grigna ci si prepara a cambiare di nuovo pelle in ossequio alla riforma Delrio che trasforma le vecchie province in enti di area vasta, dalla Regione arriva la nuova proposta, il cui iter partirà domani con la prima riunione del Comitato riforma presieduto direttamente dal governatore Maroni.

L’idea è semplice: sulle ceneri delle 12 vecchie province nasceranno 8 cantoni sul modello svizzero, enti intermedi tra Regione e comuni, 8 aree omogenee disegnate sui confini delle 8 ATS (agenzie di tutela della salute) stabilite con la riforma della sanità.

A Monza e dintorni nascerà il Cantone Brianza, che unirà la Provincia targata Mb a quella di Lecco. Sorgerà quindi, secondo i disegni di Palazzo Lombardia, un ente con confini più vasti, anche se con funzioni e risorse non ancora precisate.

E proprio su questo il dibattito è aperto, oltre che naturalmente sul disegno stesso del futuro cantone. Se da un lato infatti a Monza e dintorni sono molti, a partire dal presidente della Provincia Gigi Ponti, a pensare a un progetto di Grande Brianza allargato al lecchese e al comasco, c’è chi preferirebbe seguire l’esempio di Confindustria attraverso una fusione con Milano e la sua Città metropolitana. Il primo sostenitore del progetto Maroni in Brianza è l’ex vicepresidente della Provincia Fabrizio Sala, oggi vicegovernatore in Regione. "È esattamente questa la Grande Brianza che volevo perché è dagli anni ’90 che sostengo che i territori di Monza e Lecco devono unirsi, lasciando a Monza il ruolo di città capoluogo per evidenti ragioni storiche, economiche e culturali. Il fatto stesso che i cittadini che risiedono nei comuni vicini a Lecco così come quelli che abitano nei comuni limitrofi a Monza si definiscano tutti brianzoli, testimonia in modo inequivocabile come Monza e Lecco siano parte integrante di un unico tessuto territoriale".

Sala guarda anche un po’ oltre: "La Grande Brianza dovrebbe includere anche i territori di Cantù e Mariano Comense, per affinità socio-economiche e culturali che sono innegabili. Penso ad esempio al ruolo rivestito dall’industria del design. Noi abbiamo fatto il primo passo, quello più importante: la palla passa adesso alle amministrazioni locali, sono loro a doverci fare delle proposte concrete. Auspico che i cittadini di questi due Comuni sappiano e riescano anch’essi a orientare le decisioni delle rispettive amministrazioni comunali, perché continuino ad avere la possibilità di essere brianzoli a pieno titolo".

Prudente il presidente della Provincia Gigi Ponti. «Bisogna cercare di far presto senza rinunciare a fare bene - è la premessa -. Per esempio non sappiamo quali risorse e quali funzioni avranno i cantoni. Si dica cosa si vuole mettere in campo, altrimenti sono chiacchiere inutili. Senza contare l’aspetto giuridico: da un lato ci tolgono le province, previste dalla Costituzione, dall’altro propongono cantoni che non esistono nel nostro ordinamento, che sono più grandi e con responsabilità maggiori. Bisogna invece partire dal basso: parlare di autonomia significa parlare con i comuni. In campo sanitario abbiamo fatto un documento sottoscritto da 55 comuni che in Regione non è stato nemmeno ascoltato".

Quanto ai confini del futuro cantone, Ponti insiste sul principio della omogeneità: un aspetto, spiega, "legato a caratteristiche non solo geografiche ma identitarie ed economiche, tenendo conto delle affinità delel singole municipalità". Insomma, serve avviare un percorso nel quale le singole aree capiscano cosa serve loro e riconoscano il vantaggio di stare assieme. L’importante "è trovare uno spazio omogeneo per tutti: non si possono creare un ente per l’acqua diverso da uno delle sanità o da uno del gas".

E in questo momento non si può nemmeno stare a guardare. L’obiettivo di tutti è non subire la prossima riforma decisa a Roma, come è accaduto per lo svuotamento delle province, ma guidarla. Maroni si porta avanti: "Faremo una consultazione con i sindaci, con il territorio, con tutti gli stakeholders ma entro giugno voglio definire una proposta da mandare al governo per l’attuazione, a partire da ottobre, del nuovo sistema istituzionale lombardo", assicura il presidente lombardo. Un progetto che rischia di prendere in contropiede Ponti, che, raccogliendo la palla lanciata dai vicini di casa, già aveva lanciato l’idea degli Stati generali della Brianza con Como e Lecco. Un’idea che rischia di essere superata dagli eventi. Il presidente della Provincia rilancia: "Tra la fine di gennaio e i primi di febbraio bisognerà approfondire, sentendo il territorio - dice -. I sindaci sono sempre il mio punto di riferimento, ma qui ci vogliono anche dei giuristi. Qui non si tratta di disegnare degli staterelli, ma di definire delle alleanze territoriali strategiche".