E' morto Giannantonio Brugola, re delle viti: lavoro e ingegno finito nei dizionari e sulla Luna

Diceva «Essere diversi in un mondo di simili» e lui c’è riuscito alla grande. Il suo nome trova posto persino sui dizionari di italiano e le viti omonime sono state impiegate a bordo della navicella spaziale Apollo 11 di Fabio Lombardi

Giannantonio Brugola (Radaelli)

Giannantonio Brugola (Radaelli)

Lissone, 16 febbraio 2015 - «Essere diversi in un mondo di simili», era il suo motto. E lui c’era riuscito realizzando una vite unica per poi venderla in ogni angolo del mondo. È morto all’età di 73 anni il grande industriale brianzolo Giannantonio Brugola. Il suo cognome, cosa più unica che rara, si trova persino sui dizionari d’Italiano. Alla voce «Brugola» lo Zanichelli infatti riporta: «Vite con testa a incavo esagonale, dal nome del suo produttore». Un’intuizione geniale del padre Egidio che la creò nel 1945 e che lui, Giannantonio, seppe modificare, migliorare e far diventare un successo mondiale trasformando la piccola officina (la OMB) di Lissone in un’industria capace oggi di generare un fatturato di 126 milioni di euro e di dare lavoro a 310 dipendenti a Lissone.

Nato a Ferrara il 24 dicembre del 1942 ha legato indissolubilmente il suo nome a Lissone e alla Brianza. Ma dalla cittadina a nord di Milano la fama di Brugola è arrivata in ogni parte del mondo, se non dell’universo. Le viti Brugola sono infatti giunte sino sulla Luna a bordo della navicella spaziale Apollo 11 che per prima portò l’uomo sulla superficie del satellite terrestre.

Giannantonio entrò in azienda giovanissimo e nel 1964, pochi anni dopo la morte del padre Egidio, ne diventò il presidente. Da lì inizia una progressione industriale inarrestabile. Nel 1980 la produzione della Brugola si concentra sul settore motori. L’anno successivo Giannantonio introduce il principio del «Difetto Zero e della Qualità Totale» e la Brugola diventa fornitore unico per il gruppo Volkswagen delle viti di fissaggio della testata motore. Dal ’94 l’intera produzione viene destinata al settore automotive, scelta che porta l’azienda guidata da Giannantonio a diventare anche unico fornitore per il motore «I4» della Ford. «Ho impresso nella memoria l’orgoglio e l’emozione di mio padre il giorno in cui, nel 2008, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli consegnò la nomina a Cavaliere del Lavoro. Napolitano gli disse: “lei è un mio mito”», ricorda il figlio Egidio che da diversi anni lo aveva affiancato in azienda come vicepresidente. «Mio nonno era un genio. Fu lui a inventare la vite a testa cava. Mio padre aveva la stessa capacità inventiva e progettuale, ma in più ha saputo dare una svolta industriale riuscendo ad andare a vendere le nostre viti in tutto il mondo, sapendo raggiungere livelli di qualità che hanno spinto i tedeschi della Volkswagen a rifornirsi da noi».

Un imprenditore vecchio stampo, Giannantonio. Uno abituato a decidere magari scontrandosi duramente con chi la pensava diversamente la lui, ma capace di grandi slanci nei confronti della sua città e di chi lavorava con lui. Come quando «regalò» alla città il centro sportivo della Pro Lissone. Ma non solo. «Lo ha riempito d’orgoglio anche l’ultima decisione, che lui aveva caldeggiato, di mettere un premio di circa 1.250 euro nella busta paga di marzo per tutti gli operai, solo gli operai, di Lissone come riconoscimento per gli sforzi fatti per raggiungere gli ultimi, ottimi, risultati», spiega il figlio Egidio che aggiunge: «Negli ultimi, difficili, giorni seguiva sempre con attenzione le sorti dell’azienda tanto che si era commosso quando gli abbiamo consegnato la prima vite prodotta nel nuovo stabilimento di Detroit, un suo sogno». I funerali saranno celebrati oggi alle 10,30 a Lissone nella chiesa del Santi Pietro e Paolo in piazza Giovanni XXIII. fabio.lombardi@ilgiorno.net