Expo, caccia ai turisti in Usa e Canada. Gli italo-americani i clienti preferiti

Le strategie del gruppo Uvet, che ha comprato 600mila biglietti di ingresso al sito. E ora fa campagna in Nordamerica di Paolo Galliani

La città di New York

La città di New York

Milano, 29 ottobre 2014 - Il low profile non esiste. Non di questi tempi, non nel mondo dei viaggi rivoltato come un calzino dalla comparsa di internet, dall’esplosione dei social network e da nuovi modi di comunicare le emozioni. Parola chiave: non accontentarsi, pena scomparire. Ed eccola allora la rivoluzione in casa Uvet, colosso del turismo in Italia. Prima la recente irruzione nel settore “incoming” per portare turisti in Italia da mezzo mondo. Poi l’acquisizione della leadership fra gli operatori impegnati a vendere Expo 2015, con l’acquisto di 600mila biglietti, di oltre duemila camere nei 6 mesi dell’evento, di oltre un milione di “notti d’albergo”. E adesso la creazione di una nuova figura destinata a ribaltare la classica immagine delle agenzie di viaggio notoriamente in crisi di identità. Della serie: volete organizzarvi un viaggio su misura o un soggiorno speciale?

Un "Personal Travel Specialist” diventa il vostro consulente, esattamente come in altri settori farebbero il “private banker” o il promotore assicurativo, con l’aggiunta - è nelle cose - di un magnetismo che ogni autentico viaggiatore riesce a sfoggiare incontrando aspiranti tali: ascolta le vostre esigenze, vi contatta tramite web, mail e social network, si rende disponibile ad incontrarvi negli orari più astrusi, anche nei giorni festivi, comunque vi mette a disposizione la sua competenza, potendo fare a meno di uffici o spazi fisici come in passato e contando invece sul supporto logistico e gestionale di Uvet. Ieri, il presidente Uvet Luca Patané e il presidente della controllata Last Minute Tour Ezio Birondi hanno parlato di 250 “personal travel specialist” pronti a realizzare 50 milioni di vendite in soli 3 anni e a trasferire sul mercato italiano i vantaggi di una figura che nel mondo anglosassone è già stata accolta con favore e a rimettere in gioco professionalità che la crisi delle tradizionali agenzie di viaggio rischiava e rischia di cancellare.

Sullo sfondo, i numeri di Uvet che anche in un anno difficile fa registrare una forte crescita e che sta preparandosi a giocare un ruolo di primo piano in occasione di Expo 2015. Con il mercato Usa a fare da paradigma di un gruppo che si è aggiudicato il ruolo di “Preferred Authorized Ticket Reseller”, insomma di grande rivenditore di biglietti per l’Esposizione universale, che ha già portato a casa l’okay di una dozzina di Paesi presenti a Milano con i loro Padiglioni e che sta sta cercando di intercettare l’interesse per Expo degli oltre 20 milioni di italo-americani che da Toronto e Boston, da New York a Vancouver compongono una fetta importante di opinione pubblica negli States e in Canada. Ieri, Patané e Birondi hanno evocato più volte le parole d’ordine della nuova “lunga marcia” del gruppo: «Come with us & be flexible», messaggio più o meno subliminale che diventa imperativo categorico: nel mondo del turismo come in quello degli affari, servono il fuoco e l’acqua, la poesia e la razionalità applicata, la passione e il pragmatimo.

paolo.galliani@ilgiorno.net

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