Van De Sfroos in concerto a San Siro il 9 giugno: "Come andare sulla Luna"

Il cantautore "laghee" aprirà la stagione estiva 2017

Davide Van De Sfroos

Davide Van De Sfroos

Milano, 13 gennaio 2017 - «Il concerto a San Siro? Per me è come andare sulla Luna». La metafora “spaziale’’ è di Davide Van De Sfroos, il cantautore “laghée’’ che il 9 giugno aprirà la prossima stagione di concerti estivi al Meazza.

Van De Sfroos, il concerto a San Siro è un sogno che si realizza? «È più di un sogno. Di uno show al Meazza, con i miei amici, si accennava solo in maniera ironica: “Adesso manca solo San Siro’’. Alla fine siamo arrivati a prendere in considerazione l’idea».

Scusi, ma lei, che è lombardo, ha mai assistito a un concerto allo stadio milanese? «No, ci sono stato per vedere le partite di calcio, da tifoso comasto e torinista, ma mai ad assistere a un concerto».

Il 9 giugno sarà il suo esordio assoluto al Meazza da musicista e da appassionato di musica? «È bizzarro e un po’ surreale, ma è proprio così. Dopo 101 concerti che non ho mai visto, ora tocca a me suonare a San Siro. Uno storyteller che canta canzoni in dialetto, un commesso viaggiatore della musica, un artista non mainstream si esibirà al Meazza dopo vent’anni di dischi e concerti. C’è tutto un popolo che mi segue, che si muove da anni, che fa di tutto per far capire all’Italia che questo mondo esiste. Questo popolo merita un concerto a San Siro. Non esistono solo Bruce Springsteen e Madonna».

San Siro è lo stadio delle grandi star internazionali. Non le tremano un po’ le gambe all’idea di suonare nella stessa arena dove si sono esibiti Bob Marley e i Rolling Stone, Michael Jackson e gli U2? «C’è tempo per prepararsi emotivamente all’evento, cinque mesi. Ma è giusto che ci siano un po’ di farfalle nello stomaco al momento di salire sul palco. È come entrare in un’altra dimensione. È una sensazione che provi solo in quegli attimi. Quanto ai grandi musicisti che hanno suonato a San Siro, ho ancora un ricordo vivo nella memoria».

Ce lo racconta? «Ero un ragazzino, al mare a Cesenatico, nel 1980. Nell’ombrellone di fianco al mio c’era un signore che leggeva una rivista. C’erano le foto del concerto di Bob Marley e del dopo concerto, con tutta la sporcizia sul prato. Il signore guardava le foto e insultava Marley, a me invece Bob ha fatto subito simpatia, con i suoi capelli dreadlocks. Da allora l’ho sempre musicalmente seguito e apprezzato. Quello di Bob Marley è uno di quei concerti epocali a San Siro a cui avrei voluto assistere. Se avessi la macchina del tempo, sceglierei di andare a quell’evento».

Il suo show, invece, come sarà? Tanta musica e pochi effetti speciali, com’è nel suo stile? O dobbiamo aspettarci qualche sorpresa? «Sceglieremo un impianto luci adatto a un evento della “cilindrata’’ di San Siro. Ma il mio non sarà di certo un concerto alla Kiss. L’obiettivo principale è proporre il riassunto della mia storia musicale, dalla fase più folk a quella più rock e pop».

Suonerà con la band del suo ultimo “Folk CooperaTour’’? «Non abbiamo ancora deciso. Potremmo scegliere anche musicisti solo per quell’occasione».

Ospiti sul palco con lei? «Non sarà un Van de Sfroos and friends. Ma non escludo sorprese sugli ospiti».

Il concerto a San Siro per lei è un punto di arrivo? «Non riesco a considerarlo né un punto d’arrivo né di ripartenza, ma un luogo dove andrò. E già mi basta questo, visto l’ingombro che ha nella mia mente uno stadio del genere». 

Dopo San Siro ha altri sogni musicali da realizzare? «Come tutti ho sogni e incubi. Ma mi spiace scoprire le cose andando avanti con la mia vita. Per ora c’è il concerto di San Siro a cui pensare. È più di un sogno. Sì, è proprio come un viaggio sulla Luna».

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