La guerra dei precari per le cattedre: i colleghi del Sud sorpassano i lombardi in graduatoria

Supplenti delle scuole lombarde sul piede di guerra. Nelle graduatorie provinciali definitive, appena pubblicate e dalle quali saranno selezionati i docenti da immettere in ruolo, gli insegnanti già in attesa si sono trovati sorpassati. Sorpassati di decine e decine di posizioni dai precari del Sud, sul filo del punteggio di Luca Salvi

Scuola

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Milano, 17 agosto 2014 - Supplenti delle scuole lombarde sul piede di guerra. Nelle graduatorie provinciali definitive, appena pubblicate e dalle quali saranno selezionati i docenti da immettere in ruolo, gli insegnanti già in attesa si sono trovati sorpassati. Sorpassati di decine e decine di posizioni dai precari del Sud, sul filo del punteggio. Più alto. La protesta è già dilagata sui social network. Su Facebook ha il volto del profilo «Ora basta!!!». Migliaia le adesioni. Un dato basta per tutti: nelle province di Milano e Monza Brianza saranno 490 le assunzioni a titolo definitivo per la scuola primaria. Ma nelle prime posizioni sono presenti 241 insegnanti trasferiti da altre province, di cui 116 siciliani, 54 campani, 21 pugliesi e 18 calabresi. Più del 90 per cento viene dal Meridione. «Situazioni analoghe si registrano a Mantova, Brescia e Bergamo», aggiunge Silvio Colombini, segretario generale della Cisl Scuola Lombardia.

Il sindaco invita a non farne una questione di Nord contro Sud, «perché a Milano, per esempio — sottolinea Massimiliano Sambruna, segretario Cisl Milano — almeno il 90 per cento degli insegnanti storici delle primarie proviene già dal Sud Italia. Da anni addietro. Qui si va a danneggiare una scelta di vita». Linee bollenti quindi per i sindacati in questo periodo, anche perché il calendario delle assunzioni a tempo indeterminato, metà a concorso e metà da graduatoria, sarà pubblicato domani. Le operazioni dovrebbero partire nell’ultima settimana di agosto. In totale 5.895 insegnanti entreranno di ruolo: 2.199 nella scuola primaria (di cui 1.212 per il sostegno), 1.231 nelle superiori (533 di sostegno), 1.879 nelle medie (1.129 di sostegno) e 578 (194) nelle scuole dell’infanzia. Ma perché questa guerra tra precari, visto che a raggiungere le province lombarde per una nomina in ruolo sono comunque altri docenti supplenti?

Riavvolgiamo il nastro. Fino al 2006 ai docenti precari era consentito il trasferimento ogni tre anni con inserimento nelle graduatorie in base al punteggio. Con il ministro Fioroni, le graduatorie permanenti sono state mandate a esaurimento, per passare a nuove modalità di reclutamento, bloccando i trasferimenti cosiddetti «a pettine». Conseguenza: una marea di ricorsi al Tar. Molti vinti. Così tre anni fa era stato riammesso lo spostamento, ogni cinque anni. Da ultimo, lo scorso anno, il decreto dell’ex ministro Carrozza ha ridotto da cinque a tre gli anni di permanenza minima nella regione di immissione in ruolo, favorendo così i ritorni del personale di ruolo da Nord a Sud.

E si preannunciano nuovi ricorsi. Stavolta da parte di chi lavora in Lombardia da anni. Ma questa non è l’unica problematica che sconvolge il sistema scolastico lombardo. Ci sono almeno 162 scuole senza preside. I 355 nuovi dirigenti scolastici, da concorso, non sono bastati a coprire tutti gli incarichi rimasti scoperti negli anni. Dal ministero dell’Istruzione non sono arrivate proroghe ai dirigenti prossimi alla pensione (180 in tutta Italia, 39 in Lombardia), secondo quanto prescritto dal decreto Renzi sulla P.A. Ma per ora non c’è stato neanche il benestare del ministero dell’Economia e delle Finanze per lo scorrimento della graduatoria dei candidati idonei del concorsone. Che, così, non è bastato a tappare il buco. Si profila la necessità di assegnare nuove reggenze, ovvero ogni presidenza di una scuola vacante a un dirigente che è già a capo di un’altra.

La questione è stata sollevata dall’associazione di categoria Disal. «Perché son stati salvati dal pensionamento medici, docenti universitari e magistrati, tutti riammessi in servizio — osserva il presidente Roberto Pellegatta — e non i presidi? Il rinnovamento si ottiene se entrano nuovi dirigenti. Invece così lo Stato dovrà farsi carico della spesa di almeno 1.200 reggenze in tutta Italia, una scuola su 5». E la questione è arrivata alla Camera dove, circa una settimana fa, è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno proposto dalla deputata del gruppo Per l’Italia, Milena Santerini, nella quale si denuncia la perdita dell’«esperienza professionale di molti presidi» utile al «buon funzionamento delle scuole», e si impegna il governo ad «adottare iniziative normative per sanare l’eventuale carenza di dirigenti già a partire dal prossimo anno scolastico».

luca.salvi@ilgiorno.net

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