"Un esposto alla Guardia di Finanza: così ho stanato i dentisti disonesti"

Giuseppe F. racconta la sua odissea e la denuncia per i falsi rimborsi di GIULIA BONEZZI

Maria Paola Canegrati

Maria Paola Canegrati

Milano, 23 febbraio 2016 - "Con i denti non sono fortunato", dice Giuseppe F., 68 anni, residente nell’hinterland. Alla scarsa tenacia dei molari supplisce il carattere: nella sua odissea dentistica è stato capace d’improvvisarsi detective inseguendo (con i mezzi) un dentista trasfertista di una clinica low cost poi sparita dalla sera alla mattina. Ma questa è un’altra storia, successiva al suo passaggio nel centro Canegrati dell’ospedale di Sesto San Giovanni: Giuseppe F. è il paziente che ha fatto un esposto alla Guardia di finanza perché la Servicedent aveva addebitato agli Icp dei punti che non gli aveva mai suturato. Lui, ticket-esente, non avrebbe speso un euro.

Siamo nell’estate 2011. «Mi fanno un preventivo: otturazioni, estrazioni, e uno scheletrato dell’arcata inferiore che, essendo una protesi, non è mutuabile. Devo pagare 582 euro. Prima del calco mi dicono che sarebbe meglio incapsulare un dente ricostruito, ma servono altri 400 euro. Spiego che non li ho, e dicono ok, andiamo avanti. Quello scheletrato non l’ho mai potuto usare, è instabile, agganciato solo con due “zanne” che mi tagliano il labbro. Sono tornato una decina di volte per sistemarlo, ma non ci sono riusciti, allora ho chiesto il rimborso. È arrivato una specie di responsabile, bello abbronzato. Mi hanno rinfacciato di non aver voluto la capsula. Poi si sono messi a scrivere sui documenti...»

Non era il primo problema che aveva con la reception. «Avevano già cercato di addebitarmi 15 euro, sostenendo di aver dovuto usare un liquido azzurro durante un’otturazione. Io mi ero impuntato e si erano arresi, “non la facciamo pagare”, come fosse una concessione».

Poi si trova in mano questo documento che ci mostra: tre suture a 19,5 euro e tre rimozioni di punti da 6,86 euro, totale 79,08 euro per il servizio sanitario nazionale. «L’ho segnalato alla reception, mi hanno detto che tanto io non dovevo pagare niente. Ho ribattuto: “Ma nessuno mi ha messo punti, tanto meno me li ha tolti, e qualcuno pagherà”».

Lo Stato. Con le nostre tasse. «Loro hanno detto che non potevano farci niente, che quelle voci “uscivano in automatico”. Ho insistito, alla fine hanno scritto qualcosa a mano sul foglio (“Da stornare 2 Ds 142 - invece di 3 - e 3 Ds 138 x mancata prestazione. Altre fatture in nostro possesso”, ndr), messo un timbro e mi hanno detto di portarlo alla cassa ticket».

Come sottolinea il giudice, secondo Paola Canegrati tocca al paziente far sapere a un ospedale pubblico che il privato si sta facendo rimborsare cure non erogate. «Io quel foglio l’ho portato alla Guardia di finanza. Non subito, prima ho chiamato Striscia la notizia. Non ho sentito niente per molti mesi. Poi, nel febbraio 2013, la Finanza mi ha chiamato per fare il verbale».

Le indagini sono partite quell’anno. «Ho realizzato che gli arresti c’entravano con la mia storia solo quando mi ha contattato lei».

Non avrebbe pagato niente, perché ha insistito? «Questione di principio. Temo che migliaia di persone abbiano pagato di più, se è vero come dicevano le infermiere che i punti uscivano “in automatico” per ogni estrazione... Ho visto molti abbassare le orecchie, io no. Certo, ero arrabbiato per la protesi: guardavo quei dottori, sembravano convinti che avessi le mani legate. E mi è montata la rabbia, ho detto: “Adesso gliela faccio vedere io”».

Gliel’ha fatta vedere. «Se lo meritavano, e speriamo che paghino, vedo tanti politici coinvolti in inchieste che poi son sempre lì... Vedo anche gente così stanca da addormentarsi in metropolitana, magari si è alzata alle 5 del mattino. Penso a mia madre, che andava a servizio e ci portava gli avanzi per cena. La vita è fatica, non sopporto chi si appropria dei soldi degli altri».

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