Coppia dell'acido, Martina ha visto il suo bambino. I giudici: ma il piccolo sarà adottato

Dopo quasi sette ore di camera di consiglio, i giudici hanno deciso di concedere alla ragazza "di effettuare una visita giornaliera al neonato di durata contenuta". A patto però che avvenga "alla presenza costante del personale socio sanitario del nosocomio". Esclusa, invece, la possibilità di allattare al seno il bambino di Benedetta Della Rovere

 Alexander Boettcher e Martina Levato condannati per aggressione con acido (Ansa)

Alexander Boettcher e Martina Levato condannati per aggressione con acido (Ansa)

Milano, 19 agosto 2015 - Un lungo abbraccio, quello che le è stato negato per tre giorni. Martina Levato, la ragazza dell’acido, ieri sera ha potuto vedere per la prima volta il bambino che ha partorito la notte di Ferragosto alla clinica Mangiagalli. Con lei c’erano i nonni del piccolo, che da quattro giorni non lasciano l’ospedale, se non per poche ore. A dare alla 23enne, condannata a 14 anni con il compagno Alexander Boettcher per l’aggressione con l’acido all’ex compagno di liceo Pietro Barbini, questa possibilità è stato il Tribunale dei minori.   

Dopo quasi sette ore di camera di consiglio, i giudici hanno deciso, con un provvedimento provvisorio e urgente, di concedere alla ragazza «di effettuare una visita giornaliera al neonato di durata contenuta». A patto però che avvenga «alla presenza costante del personale socio sanitario del nosocomio». Esclusa, invece, la possibilità di allattare al seno il bambino (anche se la mamma gli dà già il latte), per il quale i giudici hanno nominato come tutore il Comune di Milano, in attesa di una decisione definitiva sulla sorte del piccolo. Anche i nonni, Vincenzo e Maria Levato, che finora non si sono mai allontanati dalla Mangiagalli, hanno avuto il permesso da parte dei giudici Paola Ghezzi, Daniela Guarnieri e Emanuela Gorra di «effettuare visite al neonato negli orari previsti dall’ospedale».

La decisione, sollecitata dal pm Annamaria Fiorillo, titolare del fascicolo sul piccolo, dà solo la possibilità alla ragazza e ai genitori di vedere il bimbo durante la permanenza alla Mangiagalli. E dopo? Sul punto, i giudici non si sono ancora pronunciati, anche se una decisione potrebbe arrivare già nei prossimi giorni. Il Tribunale dei minori, infatti, ha aperto un procedimento di adottabilità per il neonato, accogliendo il ricorso del pm Annamaria Fiorillo, che subito dopo la nascita lo aveva allontanato dalla mamma.

Il magistrato aveva anche chiesto che il bambino venisse «subito collocato presso un’altra coppia con requisiti di idoneità per l’adozione». Una soluzione certamente drammatica dal punto di vista umano, ma necessaria per tutelare il minore e proteggerlo dal «pesantissimo fardello della infamante reputazione» dei genitori naturali, mettendolo così al riparo dalla pressioni dei media e dalle tensioni che il piccolo potrebbe sperimentare se fosse cresciuto in famiglia.Non solo. Per il pm Fiorillo, «un atto di responsabilità e vero rispetto nei confronti del figlio» da parte di Alexander e Martina, per i quali la condanna in primo grado ha congelato temporanamente, come pena acessoria, anche la patria potestà, sarebbe stato quello di non riconoscerlo.

I giudici, invece, tenuto conto proprio del fatto che Martina ha riconosciuto il figlio e che Alex lo farà nei prossimi giorni, hanno dato la possibilità alla ragazza di vedere il bambino, almeno finchè rimarrà ricoverata alla Mangiagalli. Per chi, come lei, ha partorito con taglio cesareo, normalmente la degenza è di 5 giorni. Dopodichè, hanno spiegato i legali della ragazza Laura Cossar e Stefano De Cesare, che rappresentano la studentessa di 23 anni e la sua famiglia, Martina e il bambino andranno all’Icam, la struttura «a custodia attenuata» di via Melloni dove sono opitate le madri detenute con figli fino a sei anni di età, fino alla conclusione del procedimento di adottabilità del piccolo. La soluzione, però, potrebbe non essere questa. La decisione, presa dal presidente dei gip Claudio Castelli nelle scorse settimane su richiesta del pm Marcello Musso, titolare delle indagini sui blitz con l’acido, riguarda infatti solo la mamma. Il tribuanle dei minori, nelle prossime ore, potrebbe invece individuare un futuro diverso per il bambino. 

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