Coppia dell'acido, è nato il figlio di Martina e Alexander: da pm ricorso per adottabilità

Il ricorso comporterà l'apertura di un fascicolo da parte dei giudici e la fissazione di un'udienza. Il neonato era stato allontanato dalla mamma subito dopo la nascita, con un provvedimento d’urgenza. Immediate le proteste dei parenti

Martina Levato (Fotogramma)

Martina Levato (Fotogramma)

Milano, 16 agosto 2015 - Oggi, al Tribunale dei minori, sarà depositato un ricorso per l'adottabilità del bambino avuto da Martina Levato, la giovane donna condannata a 14 anni per le aggressioni all'acido. Il ricorso a quanto si è saputo, presentato dal pm di turno dei minori, Annamaria Fiorillo, comporterà l'apertura di un fascicolo da parte dei giudici e la fissazione di un'udienza.

Le indicazioni del pm, che ha temporaneamente allontanato il bambino avuto da Martina Levato dalla madre, servono a far sì che i giudici minorili "prendano le loro decisioni nell'assenza di condizionamenti derivanti da aspettative" da parte delle persone coinvolte. Lo spiega lo stesso magistrato il quale sottolinea anche come queste indicazioni "di prassi" siano state "prese d'urgenza" dal pm di turno per "cristallizzare" la situazione in quanto il piccolo è nato il 15 di agosto.  "Se fosse nato un giorno prima o due giorni dopo (con gli uffici giudiziari in funzione, ndrtutto sarebbe stato meno gravoso", ha osservato il magistrato, perché i giudici "avrebbero potuto esaminare la situazione in modo tempestivo". Ad occuparsene, inoltre, sarebbe stato il pm dei minori già titolare del fascicolo e non invece quello di turno che ha dovuto adottare provvedimenti "d'urgenza". Il pm ha precisato che, nelle indicazioni fornite, «non si parlava della presenza o meno dei nonni» al momento del parto.

La ragazza della coppia dell’acido, è diventata mamma di «un bel maschietto di oltre quattro chili», poco dopo la mezzanotte e quindici minuti di venerdì, dopo un travaglio durato quasi 12 ore e il parto con taglio cesareo. Martina Levato non ha infatti potuto più né vedere né abbracciare il piccolo.  Eseguendo un provvedimento d’urgenza emesso dal pm dei minori Annamaria Fiorillo, medici e infermieri della clinica Mangiagalli hanno infatti immediatamente portato  via il bimbo  nella nursery, senza dargli la possibilità di trascorrere i primi attimi tra le braccia della mamma. Una soluzione, drammatica dal punto di vista umano, ma  prevista dalla legge, per dare la possibilità ai giudici del Tribunale dei minori, che non si riuniranno prima di lunedì per la pausa ferragostana, di decidere liberamente sul futuro del piccolo.

Nel provvedimento con cui è stato separato dalla madre il bambino di Martina Levato e nel ricorso per l'adottabilità del neonato si fa riferimento alla perizia psichiatrica depositata alla nona sezione penale che ha condannato la Levato e Alexander Boettcher a 14 anni per l'aggressione a Pietro Barbini. Gli psichiatri Erica Francesca Poli e Marina Carla Verga escludevano qualsiasi forma di incapacità di intendere e di volere, anche parziale dei due e descrivevano Martina Levato come una donna con una personalità con tratti «borderline», sarebbe stata proprio lei, a detta degli psichiatri, ad accollarsi il compito di agire e, quindi, di lanciare l'acido contro Barbini.

Immediate intanto le proteste dei parenti per la decisione di togliere subito il bambino a Martina Levato senza neanche darle la possibilita' di allattarlo ne' di vederlo. Gli stessi parenti chiedono che resti con la madre, come previsto dalle norme sul regime carcerario per le neomamme, in una struttura protetta, o in alternativa che venga affidato ai nonni. Di 'barbarie' hanno parlato i parenti della coppia ritenuta in primo grado responsabile dell'aggressione con l'acido di un ex fidanzato di Martina Levato, Pietro Barbaini. La donna, che era stata ricoverata per il parto alla Mangiagalli su richiesta del pm, Marcello Musso che coordina le indagini, non ha potuto neanche riconoscere ancora il neonato che, dopo il bagnetto e i primi controlli, e' stato trasferito all'Icam, la struttura che accoglie le madri detenute con i figli piccoli in attesa che il Tribunale dei minori si pronunci sull'affidamento del bambino. Al parto aveva chiesto di assistere anche il padre, Alexander Boettcher ma i giudici avevano rigettato la richiesta così come era stata respinta anche quella di Martina di andare agli arresti domiciliari per i primi sei mesi di vita del bambino.

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