Indonesia, tre sub dispersi: "Non possiamo escludere il rapimento per soldi"

L’ambasciatore italiano in Indonesia e le incongruenze, le onde sarebbero state alte oltre due metri secondo il racconto della guida. Ma nessuno le ha viste di Marianna Vazzana

Daniele Buresta, Michela Caresani e Alberto Mastrogiuseppe: i tre sub dispersi nel Borneo

Daniele Buresta, Michela Caresani e Alberto Mastrogiuseppe: i tre sub dispersi nel Borneo

Milano, 27 agosto 2015 - «Non c'è nessuna prova che i ragazzi dispersi non ce l’abbiano fatta. Noi andiamo fino in fondo». Claudia Mastrogiuseppe, sorella di Alberto, sparito il giorno di Ferragosto dopo un’immersione vicino all’isola di Sangalaki, in Indonesia, insieme all’amico Daniele Buresta e alla sua fidanzata Michela Caresani, vuole vederci chiaro. E mentre è in partenza per il Borneo continua a ripetere le sue perplessità: «Assurdo che quattro persone (oltre ai tre ragazzi, milanesi, c’è anche una belga di 29 anni) siano sparite nel nulla e che finora non si sia trovato nemmeno un loro oggetto». Il mistero si infittisce. Anche perché, interpellato da Agr, l’ambasciatore italiano in Indonesia, Federico Failla, non esclude l’ipotesi rapimento. «Non la possiamo scartare al cento per cento. Il rapimento si può configurare per diversi motivi: non politici, quanto a scopo di estorsione. Dalle notizie che abbiamo non ci risultano rapimenti in quella zona, ma questo non vuol dire. Abbiamo anche chiesto alle autorità indonesiane di non tralasciare nessuna ipotesi».

Claudia Mastrogiuseppe sottolinea poi diverse incongruenze. Dai racconti emersi finora «viene fuori che quando Oslan, la guida, emerge, la sua barca è a 200 metri di distanza ma non riesce a contattarla né tramite fischietto, né tramite segnalatore. Fatto molto poco credibile». E poi «motiva l’impossibilità di essere visti dal barcaiolo a causa delle onde alte 2 metri, ma Valeria (Baffè, la fidanzata di Buresta, che praticava snorkeling nuotando in superficie e si è salvata, ndr), sostiene non ci fossero onde. Inoltre, tutti gli altri gruppi nelle vicinanze hanno proseguito le immersioni, coinvolgendo anche turisti con salvagente e quindi poco esperti di mare. Le onde erano davvero così alte?».

Altro elemento: «Il barcaiolo di un altro diving center ha dichiarato di aver sentito la richiesta di aiuto di Oslan ma non ha caricato a bordo né lui né i ragazzi, sostenendo che avrebbe dovuto prendere a bordo i suoi clienti. Però avrebbe avvertito il barcaiolo del gruppo dei ragazzi, dicendogli di andarli a recuperare». Peccato che Baffè sostenga di non aver mai visto nessuno avvicinarsi alla sua barca. Ancora: «Oslan sostiene di essere emerso coi ragazzi alle 15, di avere atteso i soccorsi fino alle 16 e di aver poi nuotato da solo per 2 ore in cerca di aiuto. Verrà salvato alle 17, quindi o non è stato un’ora coi ragazzi, oppure non ha nuotato due ore». E lo stesso Oslan sostiene «di aver lasciato bombola e giubbino salvagente ai ragazzi. Ma non si trova nulla». E quattro, infine, sono le domande ancora senza risposta: «Perché Oslan lascia da soli i 4 ragazzi e porta con sé la salsiccia di segnalazione?», seconda: «Perché chi salva la guida la riporta a terra in tutta fretta, considerato che sta bene e il giorno dopo è libero e in salute in giro per l’isola?». C’è anche un barcaiolo che «avvista la salsiccia di Osland ma passa oltre. Come mai?». Infine «tutto il racconto sembra svolgersi in un tratto di mare molto frequentato e attraversato da barche di pescatori, divers, turisti e non solo. Come è possibile che nessuno abbia visto nulla?». Le ricerche continuano con supporto e coordinamento di Protezione civile locale e ambasciata italiana e il contributo privato delle famiglie.

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