Si separa coppia lesbo con gemelle: la ex della madre resta senza diritti

Ma la mamma, figlia di Vecchioni, è disposta a soluzione pacifica di Enrico Fovanna

Francesca Vecchioni (a destra) e Alessandra Brogno insieme al sindaco Pisapia (Newpress)

Francesca Vecchioni (a destra) e Alessandra Brogno insieme al sindaco Pisapia (Newpress)

Milano, 31 luglio 2014 - Ci sono due bambine tra Francesca Vecchioni, figlia del cantante Roberto, e Alessandra Brogno, aperte sostenitrici dei diritti per le coppie omosessuali. La loro relazione è finita, ma l’amore per le piccole no. Con tutte le incognite che la nuova situazione si porta dietro. «Le bimbe sanno che Alessandra è la loro madre — dice Francesca — ma per lo Stato italiano lei non è nessuno. L’unica a essere riconosciuta legalmente sono io, come madre biologica», racconta Francesca Vecchioni a ‘Oggi’. «Nina e Cloe — aggiunge — hanno 2 anni e mezzo, e certamente hanno notato il cambiamento, ma le loro mamme continuano a essere presenti nella loro vita anche se hanno deciso di separarsi». Un afflato che ridesta l’attenzione sui risvolti sociali e di costume che riveste in tema di unioni gay.

«Purtroppo — continua Francesca — i diritti delle nostre figlie e i nostri, come i doveri che abbiamo verso di loro, ce li dobbiamo garantire da soli. Nel momento difficile della separazione solo la buona volontà e l’impegno delle persone possono colmare un vuoto legislativo enorme». «Tutto quello che abbiamo fatto, e che continueremo a fare — aggiunge — è per le nostre figlie. Per loro è meglio sapere di avere due mamme che le amano anche se separate, anziché avere due mamme che non si amano più ma sono costrette a vivere insieme. Chi approfitterà di questa situazione per denigrare la lotta verso l’allargamento dei diritti, colpirà non solo le nostre bambine, ma anche i figli di tante altre coppie, perché la separazione non è differente nelle coppie omo o eterosessuali». Anche l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, uno dei più importanti legali divorzisti d’Italia, mette in luce un vuoto legislativo di fatto applicabile a tutte le coppie di fatto, etero o gay che siano.  E poco o nulla importa, secondo l’esperta, il fatto che le due ex compagne siano state tra le prime a iscriversi al registro delle coppie di fatto, istituito dal Comune di Milano: «Quel registro è una truffa — chiosa secco l’avvocato — e non ha alcun valore giuridico». Il legale non ha dubbi: «Certo, bisognerebbe conoscere a fondo la vicenda, ma per la legge mater semper certa est, la madre biologica è quella che conta. Oltretutto, non è stato possibile contrarre alcun matrimonio». Francesca e Alessandra infatti convivevano e la prima aveva ammesso in modo pubblico di essersi recata in Olanda per la fecondazione eterologa, grazie alla quale era rimasta incinta delle due gemelline. Poi cresciute con grande amore da entrambe le compagne. Tra le quali però il legame sentimentale era andato in crisi.

«In generale — aggiunge il legale — oggi la madre non biologica conserverebbe diritti sui figli solo se li avesse adottati. La legge prevede infatti un possibile conflitto solo nel caso che si verifichi l’adozione da parte di un membro della coppia, pur in presenza della madre biologica dall’altra parte. Quindi ciò sarebbe potuto avvenire solo se ci fossero state le condizioni per l’adozione da parte del single». In sostanza, precisa l’avvocato, la buona vecchia regola non cambia: per esprimere un parere giuridico netto bisogna sempre studiare le carte. Ma questa storia «ribadisce come nel nostro Paese manchi da sempre, e quindi urge, una legge che regoli con grande precisione questa duplice materia, in particolare nei confronti dei figli: quella delle coppie omosessuali, o di fatto, e quella della fecondazione eterologa. Leggi che esistono in tutta Europa. Qui si incrociano in modo paradossale due situazioni, malamente o addirittura per nulla regolate».  E c’è da scommettere che in Parlamento l’atmosfera di litigio crescente troverà nei prossimi giorni nuova benzina proprio su questi temi. Anche nel governo.

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