Fabrizio Moro: "Canto, scrivo romanzi. E sogno il cinema"

Intervista al cantante atteso questa sera al Carroponte

Fabrizio Moro

Fabrizio Moro

Milano, 6 settembre 2017 - «Mi accusano di venire poco al Nord, eppure Milano è l’unica città dove porto il mio Pace Live Tour per due volte», spiega Fabrizio Moro all’anagrafe Morbici, classe 1975, nell’attesa di salire questa sera sul palco del Carroponte. «D’altronde, dopo il sold-out primaverile al Fabrique, non potevo non concedere il bis in una città che sta diventando un po’ come la mia Roma di quattro anni fa, dove ho visto crescere il pubblico in maniera esponenziale, arrivando lo scorso maggio a concedermi addirittura due sere di concerti al PalaLottomatica. Anche per questo mi piace l’idea che lo spettacolo di questa sera sia trasmesso in diretta sulle frequenze di Radio Italia con il commento di Fiorella Felisatti».

Com’è il mondo visto da Trevignano, il casale in riva al Lago di Bracciano dove nascono i suoi dischi?

«Anche se nel frattempo mi sono spostato di una quindicina di chilometri, il Lago rimane il mio habitat naturale. Un punto d’osservazione fantastico, in cui le foto della realtà che mi circonda vengono perfettamente a fuoco perché sa regalarmi la serenità interiore necessaria a leggermi dentro e a concentrarmi sul lavoro».

Lo spettacolo inizia con «Pace».

«Oltre a prestarsi bene a rompere il ghiaccio, credo che quel pezzo si porti dietro un messaggio importante per i ragazzi sotto al palco in tempi in cui la pace interiore è forse la condizione che manca di più».

Tornerà a fare il coach nella prossima edizione di "Amici"?

«Credo proprio di no. Perché è un impegno che assorbe molte energie e quindi posso reputarmi soddisfatto così».

Guardando alla tv del passato, quale trasmissione le sarebbe piaciuto condurre?

«Sicuramente “Help” di Red Ronnie, un esempio di tv musicale fantastico».

Un «best» lo farebbe?

«Sì, e lo vorrei doppio; un primo disco con i miei successi e uno con i brani che ho regalato ad altri rifatti in forma acustica accompagnati da un quartetto d’archi o da un’intera orchestra. Probabilmente ne riparleremo l’anno prossimo».

Cosa c’è nel suo parcheggio dei sogni?

«Innanzitutto un romanzo, che ho già scritto e intendo pubblicare a breve. Racconta la storia di tre ragazzi di provincia che negli anni Novanta, per una strana serie di coincidenze, si ritrovano tutti e tre in Centro America innamorati della stessa donna. Pure questo dovrebbe vedere la luce il prossimo anno».

…Una storia da film.

«Per il momento è da romanzo, perché al cinema mi ci sto avvicinando con un altro soggetto: la storia di un pugile in lotta contro tutto e contro tutti».

Regista ideale?

«Il mio preferito: Michele Placido».

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