MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Rom, il polo di via Lombroso verso la chiusura

Dijana Pavlovic: "Per i nomadi nessun futuro. Il Comune ci deve ascoltare"

Le famiglie condividono “casette” e spazi all’aperto

Milano, 1 ottobre 2016 - L'ultima protesta era stata in piazza Scala, davanti a Palazzo Marino, con tanto di striscione: "Non demolite le nostre case, sono la nostra integrazione". Era la fine di marzo. Ora, la comunità rom e sinti torna a farsi sentire dal Ces (Centro di emergenza sociale, destinato a una prima accoglienza) di via Lombroso, in fase di dismissione. "Sull’emergenza rom è calato il silenzio. Ma gli sgomberi continuano, si chiudono i Centri di emergenza sociale, i soldi dell’ex Piano Maroni sono finiti. Siamo davanti al “fallimento” della precedente amministrazione e ora è necessario che la giunta Sala riapra il Tavolo sulla questione rom". Questo è il messaggio, in sintesi, lanciato ieri dalla Consulta rom e sinti di Milano rappresentata da Dijana Pavlovic.

Le associazioni che affiancano le famiglie, tra cui ApertaMente, Opera Nomadi e Upre Roma, puntano il dito contro "l’inefficacia dei progetti di inserimento sociale" e "lo “spreco” di fondi previsti nella convenzione tra Comune e Prefettura del 2013 per la quale sono stati investiti oltre 4,5 milioni. Sarebbe stato meglio utilizzare quei fondi per un inserimento lavorativo reale, per housing sociale o per fondare cooperative. Ora siamo punto e a capo". Cioé "con famiglie che non sanno a che futuro andranno incontro" non appena lasceranno il Ces. In via Lombroso ora sono ospitate 36 persone, di cui 20 minori, spiegano gli operatori di Progetto Arca, che gestisce lo spazio. In questi giorni stanno avvenendo i trasferimenti, alcuni nuclei si sono già sistemati nell’altro Ces di via Sacile mentre altri dovranno trovare una sistemazione per conto proprio, per "mancata aderenza al progetto", cioè per non aver rispettato patti o per non essersi impegnati a raggiungere obiettivi finalizzati all’autonomia.

È il caso di Lucescu Alexandru, romeno, che ieri ha voluto raccontare la sua storia: "Io e la mia famiglia siamo a Milano da anni, non vogliamo tornare in Romania. Il nostro destino, lì, è fare mattoni a mano. Che futuro daremo ai nostri ragazzi?". Ha due figlie di 16 e 14 anni e un maschietto di 12 che sogna di diventare calciatore. "Gioca nella Pioltellese, è una giovane promessa", dice il papà orgoglioso. Ai Ces di via Lombroso e Sacile si affiancano i Caa (Centri di autonomia abitativa, cioè per la seconda accoglienza) di via Novara e di via Ettore Ponti, oltre al Ceas (Centro ambrosiano di solidarietà). "I contratti di appalto di via Sacile e Novara scadranno il 31 dicembre. E poi? Ci hanno costretto a lasciare le nostre case, che erano regolari. E ora non facciamo altro che girare come trottole", il punto di vista di Manola, mamma di 4 figli, ex residente del campo di via Idro (smantellato). "La giunta Sala batta un colpo".