Silvia Romano, il lungo abbraccio del Casoretto. Il saluto dalla finestra: "Grazie"

La cooperante è ritornata a casa dopo essere stata liberata dai sequestratori. Cartelli di benvenuto e applausi dai balconi. Il parroco: grande rispetto per lei

L'arrivo di Silvia Romano

L'arrivo di Silvia Romano

Milano, 12 maggio 2020 - La pioggia ha smesso di scrosciare poco prima dell’arrivo di Silvia Romano. Una tregua concessa dal cielo in una giornata uggiosa ma felice nel quartiere Casoretto che attendeva il ritorno a casa della cooperante rapita in Kenya e liberata dopo 17 mesi di prigionia. È stata una festa con cartelloni di benvenuto e fiori al portone, applausi da balconi e finestre non appena la ragazza è arrivata in auto con la madre e la sorella, poco dopo le 17 di ieri: addosso, lo stesso abito lungo verde e il copricapo che indossava domenica, all’atterraggio a Ciampino. Così è tornata nella sua Casoretto, quartiere popolare di 20mila residenti accoccolato attorno alla sua bella chiesa romanica.

Ad accogliere la ragazza , amici, cittadini della zona e curiosi, oltre a giornalisti, fotografi e telecamere. "Sto bene", le sue parole. Alla domanda "Silvia, ritornerai in Kenya?", la venticinquenne si è abbassata la mascherina e ha risposto: "Rispettate questo momento per favore". Poi ha sollevato il braccio e salutato, ricambiando i "ciao" che arrivavano da ogni parte. Raggiunta la sua casa al secondo piano del palazzo, ha risposto alla folla che ancora gridava "Silvia, Silvia" affacciandosi alla finestra, sorridendo e agitando la mano in segno di saluto: "Grazie", ha detto emozionata a tutti coloro che le urlavano "bentornata".

Secondo quanto appreso, ora dovrà stare 14 giorni in isolamento domiciliare per le disposizioni anti coronavirus. Contento per il suo ritorno don Enrico Parazzoli, parroco di Santa Maria bianca della misericordia, in servizio nel quartiere da pochi mesi: "Siamo molto contenti e lo abbiamo mostrato suonando le campane della chiesa per festeggiare la notizia della sua liberazione. Le persone del quartiere avevano a cuore questa storia e l’hanno sempre dimostrato. E poi ci voleva proprio una bella notizia come questa dopo i momenti difficili vissuti a causa dell’emergenza sanitaria". Ma non ci sono solo gli amici e gli applausi: non si placano le polemiche sulla conversione all’Islam della ragazza e sul riscatto, tanto che abbondano insulti e critiche specialmente sui social ma anche su volantini: "Tanti di noi, stufi di dover pagare i riscatti, specie di questi tempi. Salvare una vita, meritevole, per metterne a rischio molte altre?", era scritto su un foglio appeso sul chiosco dell’edicola del quartiere, poi strappato dal giornalaio.

Don Parazzoli, sul tema della conversione, ribadisce: "Ho grande rispetto per la scelta di Silvia Romano e non mi permetto di giudicarla. Trascorrere 18 mesi di prigionia è qualcosa che non possiamo neanche immaginare. Se, a mente fredda, lei reputerà che l’Islam sia la risposta corretta per la sua esistenza, io sono solo contento". E ancora: "Per averla festeggiata con le campane ho subito qualche critica anche dagli amici. Mi hanno detto che ho trasformato il campanile in minareto, il problema è che la gente non pensa, ma semplifica realtà complesse. Nessuno della famiglia è credente e praticante, nemmeno lei, è stata in oratorio fino a 12 anni, poi ha seguito la sua strada. Le voglio bene lo stesso. Negli anni ‘70, quando la gente tornava dai sequestri in Sardegna, diceva che stava bene, anche se era stata in una grotta per mesi. Credo che abbia cercato di adattarsi alla realtà. È una donna occidentale intelligente, ora dovrà elaborare le sue scelte" Le critiche, anche pesanti, avevano fatto pensare a una possibile valutazione riguardo a una "tutela" per la ragazza. Ma non c’è, ad oggi, "nessuna valutazione in proposito", ha fatto sapere la Prefettura. Al momento, al tavolo tecnico che si occupa della questione non è stato inserito alcun punto all’ordine del giorno che riguarda la protezione della giovane.  

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