La Scala si apre ai profughi in arrivo: "Cinquanta di loro lavoreranno qui"

Pereira annuncia il progetto davanti ai detenuti di San Vittore

Alexander Pereira

Alexander Pereira

Milano, 30 novembre 2016 - Magari scene e costumi dell’opera che inaugurerà la stagione scaligera il 7 dicembre 2017 o 2018 saranno realizzati da tecnici emigrati dall’altra parte del Mediterraneo. Ma formati a Milano. Perché il progetto per offrire un’opportunità in corsi dell’Accademia d’arti e mestieri della Scala a «una cinquantina di rifugiati» è in fase di studio, come ha annunciato ieri mattina il sovrintendente Alexander Pereira, in occasione della presentazione, ai detenuti del carcere di San Vittore, dello spettacolo che aprirà la nuova stagione: la «Madama Butterfly» di Puccini. E che verrà trasmesso su maxischermo anche nella rotonda centrale della casa circondariale in centro a Milano.

È stata forse la risposta che più ha emozionato i presenti all’incontro – in tutto un centinaio – dai quali si era levata una domanda ben precisa: «Cosa fa il vostro Teatro per i più bisognosi, per quelli come noi?». Pereira non si è fatto cogliere impreparato, rivelando che c’è in ballo un progetto per formare una cinquantina di rifugiati nei corsi di sartoria e falegnameria sulla falsariga di quelli che l’Accademia della Scala ha già organizzato in passato per persone in difficoltà a Napoli, Palermo, Bari e Catania per ragazzi dai 18 ai 25 anni, nell’ambito dell’iniziativa Legalit-ars.

 Per coinvolgere nell’insegnamento di questi lavori manuali anche i migranti, via Filodrammatici potrebbe ricorrere a un accordo con altri teatri europei. Il sovrintendente austriaco ha poi ricordato che come gli altri anni, la prima sarà in proiezione diretta e diffusa in tutta la città e, appunto, su maxischermo anche nella casa circondariale di piazza Filangieri, in quella di Bollate e, per la prima volta, al carcere minorile Beccaria. Per il numero uno di via Filodrammatici, accolto dalla direttrice del carcere, Gloria Manzelli, si è trattato del terzo incontro consecutivo con i detenuti per presentare l’opera di inizio stagione. I precedenti nel 2015 e 2014 per «Giovanna d’Arco» e «Fidelio». L’appuntamento si è svolto ieri mattina e stavolta non si è tenuto alla rotonda ma in uno spazio sotterraneo del terzo raggio. Alexander Pereira, che ha rifiutato sedia e microfono per essere meno formale, ha spiegato il valore dell’opera pucciniana e che il ricavato della prima andrà a finanziare l’Accademia. Ha raccontato «la bellissima musica», dal coro a bocca chiusa a «Un bel dì vedremo», che intesse la «grande storia d’amore».

Anche in questo 7 dicembre, come gli altri anni, nell’intervallo tra primo e secondo atto, detenuti e ospiti esterni (tra i quali è atteso il presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio) condivideranno un menù cucinato e messo in tavola dalle detenute che seguono la scuola di cucina del carcere. «Anche noi saremo un piccolo coro» ha commentato la direttrice Gloria Manzelli.

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