Morto mentre giocava a basket. Per Ale, 14 anni, c’è l’autopsia

Il suo cuore si è fermato venerdì scorso al campo di via Dezza

I messaggi degli amici al campo Mario Borella

I messaggi degli amici al campo Mario Borella

Milano, 30 maggio 2017 -  Mazzi di fiori e bigliettini si accumulano sulla rete del campetto di via Dezza: «Ale ci manchi». Uno striscione: «Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta». Un minuto di silenzio a scuola, l’Istituto Moreschi dove Alessandro frequentava la prima e sarebbe dovuto tornare ieri mattina. Invece il suo cuore si è fermato venerdì alle 15.30, mentre giocava a basket con gli amici sul playground intitolato a Mario Borella, davanti ai genitori. E non è più ripartito, nonostante la corsa in ambulanza al San Raffaele, alla terapia intensiva cardiochirurgica dove il ragazzino è arrivato in arresto cardiaco: hanno cercato a lungo di rianimarlo, poi l’hanno attaccato alla macchina della circolazione extracorporea. Ma il suo cuore non ha mai ricominciato a battere, e sabato Alessandro M. è stato dichiarato morto. A 14 anni, appena compiuti.

Il funerale era fissato questa mattina nella chiesa di Gesù Buon Pastore e San Matteo, stesso quartiere del campetto e delle medie che il ragazzino frequentava fino all’anno scorso, alla scuola Carlo Porta. Ma è stato sospeso, come hanno fatto sapere alcuni parenti ad amici e conoscenti ieri pomeriggio, via social. Ieri il magistrato di turno ha disposto l’autopsia, per chiarire le cause di una morte che appare assurda e inaccettabile, anche se non senza precedenti purtroppo: 4 anni fa Stefano Parrottino fu ucciso da un arresto cardiaco alla stessa età di Alessandro, mentre correva in palestra, al Pasolini. Nel 2015 il cuore di Alessandro Pagani, cestista 21 enne del Casalpusterlengo, si è fermato al palasport di Manerbio: lui si è salvato, anche grazie al fatto che c’erano un medico e un defibrillatore in campo. E «forse avrebbero fatto la differenza» per Alessandro M., si chiede adesso qualcuno sulla pagina Facebook «L’umiltà di chiamarsi Minors», che scrive: «Non si può morire a 14 anni di pallacanestro. Ma, forse, serviva un under nella squadra del Paradiso».

«Ciao piccolo grande campione, tutto il Dezza ti saluta!», è il tributo della pagina della «Crew». Il pianto s’è allargato, discreto, nei mondi abitati da Alessandro, dai campi del basket minore e non solo (lo zio è coach di una squadra femminile, un cugino lavora per l’Olimpia) alle aule del Moreschi. «Tutta la scuola - ha scritto la preside Maria Paola Morelli in una circolare - partecipa con profondo dolore a questa tragica e inaspettata perdita. Ciascuno, in cuor suo, anche se non lo ha conosciuto personalmente, pensi ad Alessandro e alla sua famiglia e a quanto prezioso e bello è il dono della vita, da accogliere per sé e per gli altri come opportunità unica ed irripetibile».

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