Attacco alla Besana, denunciati quattro baby vandali

La crew Aka ha lasciato il segno ovunque alla fine del 2014: lungo il porticato, sui vetri delle finestre e sulle panchine

La rotonda della Besana imbrattata dalle tag e dai graffiti (Newpress)

La rotonda della Besana imbrattata dalle tag e dai graffiti (Newpress)

Milano, 13 novembre 2016 - Moser, Rase, Shame e Mecos lasciarono il loro marchio dappertutto. Lungo il porticato. Sui vetri delle finestre. Sulle panchine. Ovunque. Tag e graffiti della crew "Aka", come si autodefinivano con gli amici. Una crew composta solo di minorenni, almeno all’epoca dei fatti. Il bersaglio: la Rotonda della Besana, deturpata dalle scritte alla fine del 2014 (e poi ripulita dal Comune). Da quelle sigle, identificative dei rispettivi autori nel mondo del graffitismo vandalico, sono partite le indagini dell’Unità Tutela decoro urbano della polizia locale, un nucleo specializzato che negli anni ha accumulato un invidiabile patrimonio di conoscenze nel campo del writing d’assalto (e un altrettanto poderoso archivio fotografico al quale attingere). Indagini che nelle scorse settimane si sono concluse con l’identificazione di quattro presunti baby vandali (di cui due fratelli): oggi uno ha 18 anni, due 16 e uno 20 da compiere tra poco meno di un mese; cioè vuol dire che ai tempi due di loro avevano da poco compiuto 14 anni.

Come ci sono arrivati i ghisa? Con un lavoro certosino e approfondito – scritte identiche sono state ritrovate pure sulla Palazzina Liberty e alla fontana di largo Marinai d’Italia – partito dall’analisi dei social network più diffusi, quelli utilizzati dai giovanissimi per veicolare le loro "imprese". E così i vigili sono riusciti ad associare due delle tag – Shame e Rase – al profilo Facebook del minore dei due fratelli (peraltro la scritta compariva sulla parete della loro cameretta in bella mostra sul web). Da lì, a catena, gli investigatori di via Custodi, coordinati dal comandante Antonio Barbato, sono arrivati pure a Moser, che proprio sul suo profilo si era attribuito quel nome di battaglia in una conversazione con un conoscente. Il resto lo hanno fatto le verifiche all’Anagrafe sui nomi di battesimo e il fatto che alcuni dei ragazzini avessero frequentato la stessa scuola media. L’ultimo a cadere nella rete è stato Mecos, il più grande del gruppo, che in un post aveva associato il nome della crew a quasi tutti i suoi componenti, aiutando involontariamente gli inquirenti già sulle sue tracce. Al di là del percorso che faranno in sede di eventuale processo al Tribunale dei minori, i quattro della Aka crew rientrano in una tendenza che si sta consolidando sempre più: aumentano i casi di under 18 denunciati dai ghisa per deturpamento o imbrattamento di beni altrui.

Prova ne sono i numeri dal 2014 a oggi, o meglio l’incidenza percentuale degli episodi che riguardano minorenni rispetto al numero totale di writer identificati: erano 20 due anni fa (su 115 complessivi), sono diventati 25 l’anno scorso (su 135) per crescere fino a 30 nel 2016 (su 90 finora "pizzicati" dal nucleo). Tradotto: nei primi dieci mesi di quest’anno, un writer su 3 ha meno di 18 anni. Il motivo? Semplice quanto preoccupante: le operazioni in serie della polizia locale hanno decimato le crew storiche, lasciando praterie alle nuove leve di graffitari armati di bombolette spray e videocamere digitali per riprendersi all’opera.

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