Sgominata la banda che gestiva le prostitute: bastonate, sfregi e olio bollente

Trenta ragazze picchiate e costrette a prostituirsi. Arrestati gli aguzzini

Gli agenti hanno documentato le attività illecite

Gli agenti hanno documentato le attività illecite

Milano, 1 febbraio 2018 - «Se usi ancora il cellulare mentre lavori, te lo faccio mangiare. Te la faccio pagare. Quando torni a casa ti prendo a bastonate in testa». Tra gli episodi affiorati spuntano pure olio bollente versato su una gamba, una ferita con coltello da cucina alla spalla, uno sfregio al volto. Ma anche sputi in faccia, schiaffi, calci, colpi talmente violenti che in un caso la malcapitata di turno ha rischiato lesioni al timpano.

È il trattamento che veniva riservato alle oltre 30 ragazze ventenni, romene, albanesi e moldave, costrette a prostituirsi da una banda ora smantellata dagli agenti della Squadra Mobile diretta da Lorenzo Bucossi, che ha arrestato 25 persone nell’operazione Mercante in Fier, così denominata perché gli sfruttatori sono quasi tutti originari della città di Fier, in Albania. Dovranno rispondere di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e anche di traffico di sostanze stupefacenti, visto che parte dei proventi veniva reinvestita per l’acquisto di eroina e cocaina. Non solo: per far prostituire le proprie ragazze nella stessa zona, altri criminali dovevano pagare una tassa al gruppo. Le ragazze si sono ritrovate a essere schiave controllate a vista, impossibilitate a lasciare la propria postazione, umiliate se «guadagnavano meno». Ognuna fruttava tra 8mila e 12mila euro al mese, prostituendosi lungo la circonvallazione nella zona di viale Cassala, viale Liguria, viale Tibaldi, viale Isonzo e viale Toscana ma anche nel Comasco e in Brianza. Soldi che venivano quasi interamente consegnati agli aguzzini, che li reinvestivano in droga (un chilo di eroina è stato sequestrato alla stazione di Genova, nel corso delle indagini) o mettendo in strada altre ragazze.

Un'organizzazione criminale strutturata su base familiare al cui vertice c’erano tre capi-zona, Kristian Marcu detto Zio, di 45 anni, Renato Arapi soprannominato Kaci, di 37, e Oridian Faslliaj, detto Ori, di 31. Le postazioni di marciapiede erano ambite anche da altri criminali, che però per poter piazzare le proprie donne erano costretti a pagare una tassa alla banda: tra 50 e 100 euro “l’affitto” per una notte, fino a 10mila euro la tassa per il “diritto di superficie” perenne. Il mancato pagamento causava ritorsioni, anche ai danni delle prostitute “rivali”. «Sono il padrone del posto», specifica uno sfruttatore nel dialogo carpito da un’intercettazione. Minacce anche con armi: durante una perquisizione è affiorata una pistola Browning calibro 7,65. Ed è stato un contrasto tra gli albanesi e un gruppo di romeni che ha fatto affiorare il business, a maggio del 2015, quando una prostituta romena ha denunciato di aver subito l’incendio doloso della sua auto, in viale Cassala. Inizialmente le indagini si sono focalizzate su uno sfruttatore romeno, Virgil Dinca detto Maca. Da qui, è emerso il contrasto con gli albanesi e poi tutto il resto. A casa degli arrestati sono stati sequestrati 37mila euro in contanti. Briciole dei loro affari.

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