Cracco cucinò un piccione, per la Procura non c’è reato

Lo scorso gennaio in una puntata di Masterchef, Cracco curò la preparazione di un piatto a base dell’uccello considerato “fauna selvatica” M.CONS.

Carlo Cracco

Carlo Cracco

Milano, 31 marzo 2016 - "Non c'è reato". La procura ha già chiesto l’archiviazione per lo chef Carlo Cracco, sospettato di aver cucinato un piccione “protetto”. Lo scorso gennaio in una puntata di Masterchef, programma tivù che lo vede tra i protagonisti, Cracco curò la preparazione di un piatto a base dell’uccello considerato “fauna selvatica”, scatenando così le ire degli animalisti dell’Aidaa, che qualche settimana dopo sporsero denuncia. Il presidente Lorenzo Croce spiegò: «Nessuno discute che Cracco sia un grande chef, ma il fatto che vada in tv a presentare un piatto a base di carne di piccione che è un animale protetto dalla legge nazionale ed europea rappresenta un reato».

Nella puntata incriminata, lo chef di origini venete aveva cucinato un piatto gourmet come dimostrazione per i concorrenti. Tanta bastò agli animalisti per denunciarlo non solo per la violazione della normativa europea ma anche «per istigazione a delinquere» avendo spinto «altri cittadini a compiere tali crimini in violazione delle normative europee e nazionali a tutela della fauna selvatica». La legge, però, distingue tra piccione e piccione. Se l’animale non è selvatico ma di allevamento, non gode di alcuna particolare protezione. E proprio la mancata prova sulla “selvatichezza” della vittima di Cracco, potrebbe aver spinto la procura a chiudere il caso in pochi giorni.

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