L'INIZIATIVA DEL GIORNO Ambrogino d’oro a Carlo e Riccardo, i due ferrovieri aggrediti col machete

La proposta che lancia Il Giorno per i due ferrovieri pestati da una gang di latinos mentre erano in servizio a Villapizzone FIRMA ANCHE TU LA NOSTRA PETIZIONE di Gabriele Moroni

La Scientifica opera i rilievi sul luogo dell'aggressione a Carlo Di Napoli, nel riquadro

La Scientifica opera i rilievi sul luogo dell'aggressione a Carlo Di Napoli, nel riquadro

Milano, 24 settembre 2015 - La civica benemerenza del Comune, l’Ambrogino d’oro, a Carlo e Riccardo, i due ferrovieri aggrediti con un machete da una gang di ecuadoriani e salvadoregni che si erano rifiutati di esibire i biglietti. È l’iniziativa, la proposta che lancia Il Giorno.

Da sempre «voce» di Milano, del suo territorio, della Lombardia, il nostro giornale è sicuro di interpretare il senso di riconoscenza che tutti provano per i due giovani ferrovieri, usciti dalla terribile esperienza segnati nel corpo e nello spirito. Il capotreno Carlo Di Napoli, 32 anni, sposato e padre di una bambina di pochi mesi, bestialmente colpito, ha rischiato di perdere un braccio quasi amputato dal machete. Riccardo Magagnin, 31 anni, è stato percosso e ferito.

I momenti di tensione prima dell'aggressione al capotreno Carlo Di NapoliIn carcere sono finiti tre latinos. Ci rivolgiamo a chi è nostro lettore e anche a chi non lo è, perché sostengano la nostra iniziativa. Un modo perché tutta la comunità dica il suo «grazie» a Carlo e Riccardo. Quella sera dell’11 giugno Riccardo Magagnin è appena smontato dal servizio, torna a casa sul treno partito dalla blindatissima stazione di Rho-Expo e diretto a Milano Rogoredo. Mancano pochi minuti alle dieci. Il capotreno Carlo Di Napoli nota il gruppo nella prima carrozza, sono in sette, molto giovani e molto ubriachi. «Questi sono pericolosi (FOTOGALLERY) – dice al collega –, accompagnami». «Un solo componente del gruppo – racconta Riccardo alla squadra mobile –, che era seduto, ha mostrato la tessera dell’Atm, mentre gli altri hanno detto che sarebbero scesi alla fermata successiva, a Villapizzone. Alla fermata di Villapizzone, dopo che le porte si erano aperte, uno di loro si è voltato improvvisamente e ha tirato un calcio al mio collega. Subito dopo un altro ragazzo ha cercato di avvicinarsi al mio collega e colpirlo. Io mi sono portato vicino a lui per dargli aiuto».

È allora che compare il machete. Uno del gruppo corre verso il treno impugnando quello che Riccardo descrive come «un oggetto metallico della lunghezza verosimile di mezzo metro». Insegue Carlo Il machete e i taglierini sequestratiDi Napoli che tenta di fuggire all’interno della carrozza. Poi Magagnin vede il collega scendere dal treno «con il braccio nettamente tagliato».

Il gruppo si accanisce anche su di lui. Riccardo si butta a terra, si rannicchia in posizione fetale per attutire i colpi. Il manico del machete gli si abbatte sul capo, trauma cranico e 22 punti di sutura. Quando si rialza, gli aggressori si sono allontanati. Accanto a lui Carlo Di Napoli, con il braccio che pare non appartenergli più, perde molto sangue.

«L’ho soccorso immediatamente togliendomi la cintura e legandogliela al braccio per fermare l’emorragia. Poi, non trovando un laccio emostatico nel kit di pronto soccorso, mi sono tolto la camicia per bloccare la fuoriuscita di sangue. Io e altri viaggiatori abbiamo chiamato il 118». Carlo e Riccardo. Due lavoratori a 1.700 euro al mese. Due ragazzi coraggiosi. Due cittadini milanesi che meritano di essere benemeriti. gabriele.moroni@ilgiorno.net

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