Mercanti di donne, sette arresti a Lodi

Sette nigeriani arrestati con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani

La polizia in azione

La polizia in azione

Lodi, 30 novembre 2017 - Le indagini, racchiuse in un fascicolo di oltre 170 pagine, hanno portato la Questura a intercettare, tra la metà del 2016 e i primi mesi di quest’anno, chi, da Lodi, parlava persino con gli scafisti libici (non identificati) che gestiscono i viaggi sui barconi attraverso il Mediteranneo dopo aver reclutato alcune giovani dalla Nigeria da destinare alla prostituzione.

Ma il punto di svolta degli inquirenti è stato riuscire ad ottenere la collaborazione di due delle vittime, ora sotto protezione, adescate in patria col sogno di realizzare una vita in Italia, sottoposte da uno sciamano a rito voodoo, condotte lungo le vie della tratta fino alla Libia, quindi imbarcate nella pericolosa traversata via mare, recuperate presso i Centri di identificazione dei profughi e condotte nel Lodigiano, per poi essere portate sulla Binasca a prostituirsi per 20 euro. Le due giovani donne sono state salvate dagli inquirenti non appena giunte a Lodi: sette nigeriani sono invece stati arrestati con l’accusa di sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani. Questi ultimi due reati, riferiti agli art. 600 e 601 del Codice penale, entrambi con pene da 8 a 20 anni, sono di competenza diretta della Corte d’Assise. L’attività degli inquirenti, Questura e Procura di Lodi con la collaborazione delle Questure di Milano e Palermo, ha portato ieri all’alba ad arresti e perquisizioni. In manette sono finite tre coppie di nigeriani che agivano di comune accordo, pur gestendo poi separatemente le loro ragazze: gli uomini si occupavano della tratta, mentre le donne erano madame che, prostituendosi a loro volta, controllavano le ragazze sulla Binasca, in particolare nella zona di Carpiano e Siziano.

In particolare Margaret O., 25 anni, col compagno Sam A., 39 anni, risiedevano in centro a Lodi, in via XX Settembre, e svolgevano l’attività tra un ricorso e l’altro come richiedenti asilo (il primo permesso di soggiorno era stato dato dalla Questura di Parma). S.S., 33 anni, col compagno O.F., 23 anni, risiedevano nelle case popolari di via Bolognini a Sant’Angelo. A.D., 26 anni e il compagno A.J., 29 anni, avevano vissuto nel Lodigiano ma si erano trasferiti a Palermo: lui è in carcere, lei agli arresti domiciliari per accudire i due figli. In carcere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, invece, il nigeriano O.C., 29 anni, residente a Sant’Angelo che si occupava di dare ospitalità alle vittime, di circa 25 anni, segnalando alla Questura il nuovo domicilio delle richiedenti asilo: tutto in regola prima di accompagnarle sulla Binasca. Cosa, quest’ultima, che faceva, in cambio di prestazioni sessuali, anche un italiano (ma ci sono altri due indagati), P.F., 58 anni, attualmente con obbligo di dimora a Sant’Angelo. È toccato al procuratore capo Domenico Chiaro, al questore Giovanni Di Teodoro e al capo della Mobile Alessandro Battista il racconto degli orrori di questa schiavitù sessuale del nuovo millennio: «Le donne erano in stato di soggezione continua, costrette a prostituirsi con modalità violente sotto la costante minaccia della madame». I mercanti di donne «si lamentavano anche perché una giovane, dopo il viaggio in Libia, è arrivata in Italia incinta e hanno dovuto mantenerla fino al parto».