Centro disabili chiuso ma arriva la retta. È polemica a Merate

Uno dei genitori scrive ai vertici di Retesalute: "Voi dovreste aiutare chi è in difficoltà"

Un ospite di una Rsa

Un ospite di una Rsa

Merate (Lecco), 12 aprile 2020  - È una brutta sorpresa quella che hanno trovato nell’uovo di Pasqua i genitori del Centro diurno per disabili di Merate. Sebbene sia chiuso devono comunque pagare la retta per un servizio di cui i loro figli non possono usufruire a causa della pandemia di coronavirus.

Oltre al danno di assistere a casa 24 ore su 24 senza alcun supporto né sostegno i loro cari, il recapito del bollettino di sollecito per saldare il conto di 300 euro al mese suona come una beffa se non un insulto. A denunciare la situazione è Costantino Scopel, 78 anni, padre di uno dei ragazzi del Cdd oltre che fondatore dell’associazione Il Granaio, che è anche una comunità alloggio di Paderno d’Adda per disabili adulti. "Cari responsabili di Retesalute che gestite il servizio, nell’augurarvi la Pasqua, abbiamo scoperto che la nostra festività non sarà serena – spiega a nome di tutti i papà e di tutte le mamme della trentina di utenti -. Nonostante la struttura sia chiusa voi fate pagare la retta agli utenti disabili, come se i nostri figli la frequentassero. Io non so in che mondo vivete".

E così, mentre sono state sospese le rette di asili e scuole materne, i disabili, che percepiscono un assegno di 270 euro di pensione di invalidità e che spesso sono a carico di genitori pensionati o senza lavoro, devono invece pagare. «I dipendenti e gli educatori sono a casa in cassa integrazione, non avete spese di gestione eppure fate pagare la retta – prosegue Scopel -. Ma non siete stati posti in quella situazione per aiutare chi è in difficoltà? Ma non avete un poco di vergogna?". Tra l’altro per legge nemmeno avrebbero dovuto sospendere il servizio proprio per continuare ad accompagnare chi ha più bisogno in un momento estremamente delicato.