
Il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini (Ansa/Luca Zennaro)
Milano – Per nulla ostile al nuovo lessico del sovranismo europeo, il ministro dei Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini ha deciso di sostenere lo svolgimento del convegno organizzato dall’estrema destra per il 17 maggio. L’evento, intitolato “Remigration Summit”, mette al centro il progetto di “remigrazione”, un termine che – si legge sul vocabolario Treccani – è un “eufemismo per ritorno forzato di persone immigrate nel loro Paese d’origine”. “Io sono per la libertà di parola da parte di tutti”, ha detto Salvini. “Non so che convegno sia, ma se non vietano le adunate delle estreme sinistre, non vedo perché dovrebbero vietare altre iniziative”.
La località del convegno, i cui biglietti “vip” da 200 euro sono già esauriti, è ancora segreta perché gli organizzatori hanno deciso di comunicarla solo a ridosso dell’evento. E benché si fosse ipotizzato che avrebbe avuto luogo a Milano, è più probabile che si terrà Busto Arsizio, in provincia di Varese: ai partecipanti è stato infatti consigliato di prenotare gli alloggi nelle vicinanze della città varesina.
L’opposizione del Comune di Milano
Lo scorso aprile, il consiglio comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno per invitare il sindaco Giuseppe Sala a farsi “a farsi promotore nei confronti del questore al fine di non autorizzare lo svolgimento del Remigration Summit su tutto il territorio cittadino per scoraggiare e ostacolare qualsiasi manifestazione di supporto alle ideologie xenofobe promosse dall’iniziativa”. Sala aveva poi spiegato che “al momento, non ci sono conferme ufficiali sull’iniziativa. Tuttavia, ho chiarito che, a mio avviso, un evento del genere non può e non deve svolgersi qui a Milano”. La parola “remigrazione”, ha commentato il sindaco, fa “veramente spavento”.
Cosa significa “remigrazione”
Il termine “remigrazione” è diventato negli ultimi anni un concetto chiave nel vocabolario dell’estrema destra europea. Inizialmente diffuso in Francia, Germania e Austria, indica un progetto politico che mira all’allontanamento forzato o indotto di immigrati, anche di seconda o terza generazione, per preservare quella che viene definita come “identità nazionale”. Non si tratta quindi semplicemente di bloccare i flussi migratori, ma di invertirli, riportando nei paesi d’origine persone che vivono da anni o decenni nelle nazioni europee, inclusi molti cittadini naturalizzati.
Questo concetto è diventato particolarmente popolare negli ambienti dell’estrema destra dopo la pubblicazione del controverso romanzo Le Grand Remplacement (La Grande Sostituzione) dello scrittore francese Renaud Camus, che teorizza una sostituzione etnica delle popolazioni europee ad opera di migranti provenienti da Africa e Medio Oriente. Questa teoria, priva di fondamento scientifico, è stata più volte utilizzata come base ideologica per giustificare posizioni xenofobe e razziste.

In Germania, il partito Alternative für Deutschland ha inserito esplicitamente la remigrazione nel proprio programma politico, mentre in Francia è un tema ricorrente nelle campagne del Rassemblement National di Marine Le Pen. In Italia, il termine è stato adottato principalmente da formazioni di estrema destra come Forza Nuova e CasaPound, ma sta gradualmente entrando nel lessico di partiti più istituzionali.
“Remigrazione” nel lessico leghista
Negli ultimi mesi, il concetto è stato citato in diverse occasioni da politici della Lega. Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Regione Lombardia, il 3 gennaio 2025 ha scritto su Instagram: “anche in Italia dobbiamo parlare di remigrazione, ovvero rimpatriare non solo clandestini e criminali, ma anche gli stranieri che scelgono di non volersi integrare”. Anche Riccardo Pase, Consigliere lombardo della Lega, ha scritto su Facebook: “Bene iniziare a parlare di remigrazione, non c’è spazio in Italia per chi non si vuole integrare […] Reimigrazione non significa rimpatriare solo clandestini entrati nel nostro Paese illegittimamente, ma anche coloro che sono già in Italia ma che hanno la chiara volontà di non integrarsi”.
L’8 gennaio 2025, alla Camera dei Deputati, il leghista Rossano Sasso ha concluso un discorso a proposito delle violenze sessuali consumate in piazza Duomo la sera di Capodanno dicendo: “Bisogna aumentare il numero dei rimpatri, bisogna sostenere le Forze dell’ordine e bisogna dire a certi delinquenti che per loro l’unica soluzione si chiama remigrazione”.
Chi ci sarà al Remigration Summit
Tra i relatori presenti al Remigration Summit, figurano Martin Sellner, estremista austriaco già arrestato in Svizzera lo scorso anno, Jean Yves Le Gallou, ex parlamentare europeo del Front national degli anni Novanta noto sostenitore della remigrazione, e Dries Van Langenhove, ex deputato belga già condannato in Belgio a un anno di carcere, nonché all’interdizione pubblica per un anno, per aver violato le leggi contro il razzismo e la negazione dell’Olocausto.
Ci sarà anche Afonso Gonçalves, un attivista portoghese di estrema destra, noto per le sue posizioni ultranazionaliste, suprematiste bianche e misogine. È cofondatore e leader del gruppo estremista “Reconquista”, che si distingue per la sua retorica anti-immigrazione, omofoba e transfobica. È diventato famoso per i suoi contenuti provocatori e offensivi, come il video intitolato “Il femminismo è una malattia” pubblicato nel 2022.
Presente anche Eva Vlaardingerbroek, opinionista olandese nota per le sue critiche al governo olandese guidato dal primo ministro Mark Rutte che ha fatto numerose apparizioni con il commentatore americano Tucker Carlson, sostenendo che la crisi agricola olandese non è il risultato della crisi dell’azoto, suggerendo invece la teoria del complotto della “Grande Sostituzione”. Tra gli italiani ci sarà sicuramente Marco Ballarati, presidente dell’associazione comasca Azione Cultura Tradizione: in passato, è stato militante di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia, e ha più volte ha collaborato con Martin Sellner.