Botte ai disabili del centro diurno di Varese, educatori sotto accusa in silenzio

La rabbia delle famiglie: "Per fortuna c’erano le telecamere"

Le indagini dei carabinieri

Le indagini dei carabinieri

Varese - Sono i giorni del silenzio alla cooperativa Anaconda dopo l’indagine dei carabinieri della Compagnia di Varese che riguarda 7 educatori accusati di aver maltrattato ripetutamente gli ospiti disabili del centro diurno, minori tra gli 8 e i 16 anni. Sono i giorni del silenzio, per le famiglie dei minori che all’improvviso hanno avuto la vita sconvolta da quelle immagini registrate dalle telecamere che non hanno lasciato dubbi sui comportamenti violenti degli indagati, raggiunti dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento alle persone offese e che la cooperativa ha nell’immediato sospeso dal lavoro. Silenzio, mentre gli inquirenti continuano la loro attività per fare piena luce su una vicenda dolorosa, ancora più drammatica e sconcertante per il fatto che vittime di maltrattamenti e vessazioni, secondo quanto rilevato nel corso dell’indagine, sono minori con gravi disabilità.

I dipendenti del centro diurno saranno ascoltati nei prossimi giorni, come i familiari dei bambini che frequentavano la struttura. I fotogrammi non lasciano dubbi sui comportamenti dei 7 educatori, subito sospesi dalla cooperativa, immagini che hanno spezzato la serenità di mamme e papà che si fidavano delle persone alle quali affidavano i loro figli, portatori di gravi disabilità e per i quali quel centro diurno era un riferimento importante, sicuro. Bambini e ragazzi che non potevano difendersi, costretti a subire comportamenti violenti e minacciosi, che avranno suscitato paure che non potevano e non sapevano raccontare, minori che in alcuni casi non potevano essere lasciati soli per le loro patologie ai quali invece, secondo quanto emerso dall’attività investigativa dei militari, è mancata la sorveglianza continua e necessaria per evitare atti di autolesionismo, da parte di 4 dei 7 dipendenti indagati. Immagini che mamme e papà non potranno mai dimenticare, nulla di più terribile e inaccettabile che vedere il proprio figlio vittima di quelle situazioni, immagini di fronte alle quali le famiglie chiedono giustizia. I sette dipendenti della cooperativa Anaconda, una realtà presente nel territorio varesino da 40 anni, conosciuta e apprezzata per la qualità dei servizi e dell’assistenza sempre garantita, sono stati immediatamente sospesi.

Le indagini, per le quali è stato importante l’utilizzo delle telecamere, hanno preso avvio agli inizi di marzo quando alla stazione dei carabinieri di Azzate è arrivata la denuncia presentata dai genitori di un ragazzino disabile, ospite del centro diurno. La mamma e il papà si erano accorti di un cambiamento nel comportamento del figlio, una situazione che li preoccupava e anche insospettiva, da qui la decisione di rivolgersi agli uomini dell’Arma. Le indagini sono subito partite, coordinate dalla Procura di Varese, e dall’attività investigativa è emerso il quadro sconcertante e drammatico dei maltrattamenti per i quali sono indiziati i sette operatori ripresi dalle telecamere. L’attività investigativa non è ancora conclusa, sono decine gli episodi di maltrattamenti che sarebbero stati immortalati dalle telecamere. L’altro giorno la direzione della cooperativa che ha sospeso i sette operatori ha diffuso un comunicato: "Quanto accaduto ci coglie di sorpresa perché in più di 40 anni di attività dell’Anaconda non ci sono mai stati riscontri diretti o indiretti relativi a problematiche di questo genere". L’auspicio della cooperativa "è che la situazione venga al più presto chiarita e definita in sede giudiziaria; a tal fine l’Anaconda si mette a disposizione per la piena collaborazione con le autorità competenti affinché si possa arrivare velocemente alla verità".