
Di lago in lago, di riva in riva, Davide Van de Sfroos debutta stasera al Teatro Sociale di Luino con quel “Maader de Autünn Tour” che lo vede impegnato pure a Legnano il 4 novembre, OIginate il 9, Cassano Magnago il 19, Sondrio il 26 e Seregno il 9 dicembre.
Per questo terzo capitolo dell’avventura live di Maader Folk, suo ultimo album, ha cambiato di nuovo scaletta.
"Nel Maader Tour ho presentato il nuovo album per intero, poi in estate ho puntato sul rock-folk del mio repertorio per far ballare la gente e adesso, con le foglie che ci cadono addosso, m’è venuta la voglia di tirare fuori dagli armadi canzoni che la gente reclamava da tempo, addirittura da prima del Covid, come “New Orleans“, “La balada del Genesio“, “Il costruttore di motoscafi“, “Quaranta pass“… Insomma, ballad un po’ più meditative di altre, tipiche dell’autunno".
Come ha scelto il repertorio dello spettacolo?
"In quanto ascoltatore cronico so che la musica la puoi vivere in tanti modi, come un passatempo, come una compagnia, oppure come una libellula che vive in un sassofono felice di rimanerci imprigionata perché, alla fine, la musica è qualcosa che ti possiede. L’ambientazione diversa alimenta nella gente attese diverse, così ho costruito una scaletta stracolma di ballate che ondeggiano come le foglie nel vento illuminate da una luce che non è ancora invernale ma già un po’ crepuscolare".
Progetti?
"C’è sempre il desiderio di continuare il discorso in tv del “Mythonauta“. Ma anche coltivare il progetto del disco acustico che progetto ormai da anni. Col pensiero a Springsteen, un mio piccolo “Nebraska“. Le canzoni nel cassetto ci sono e forse è arrivato il momento, ma non chiedetemi d’intitolarlo “Bernaska“".
Quando a febbraio è partito col primo giro di concerti era appena scoppiata la guerra. Ora torna sul palco con lo stesso clima.
"Sinceramente, non m’ero fatto illusioni. Il lavoro di costruire canzoni e poi andarle a rappresentare sul palco per la gente è molto antico. Cerchi di costruire queste canzoni per agire sullo spirito delle persone, non sono medicina, ma curano lo spirito tenendo in vita l’emozione. Di questi tempi penso ce ne sia bisogno".
Andrea Spinelli