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Varese, donna uccisa in tribunale: Ministero dovrà risarcire i familiari

I fatti risalgono al 2002: un uomo entrò nelle aule di giustizia e uccise la ex moglie. Per la Cassazione non era stato garantito un adeguato livello di sicurezza

Varese, 5 luglio 2017 - Venne uccisa all'interno del tribunale di Varese nel 2002, adesso il Ministero della giustizia dovrà risarcire i familiari. Lo ha stabilito la terza sezione civile della Cassazione rigettando il ricorso presentato dal dicastero di via Arenula contro la sentenza pronunciata in appello dai giudici di Milano. I fatti risalgono al 2002: il carabiniere in pensione Rosolino D'Aiello entrò nel tribunale di Varese armato ed esplose 4 colpi di pistola verso la ex moglie Cosima Granata. I due si trovavano lì per un'udienza che avrebbe dovuto definire i dettagli della loro separazione. 

Al tribunale di Varese, all'epoca del delitto, era già installato un metal detector, ma quel giorno era fuori uso e sostituito da un servizio di controllo con guardie giurate, anch'esso risultato non funzionante. La Suprema Corte ricorda che "il compito di tutelare la sicurezza all'interno dei palazzi di giustizia spetta al procuratore generale di Corte d'appello e riguarda la sicurezza non solo di magistrati e di personale amministrativo che lavorano in quella sede, ma anche l'incolumità di tutti coloro che si trovino, anche occasionalmente, all'interno di simili strutture".

Nessun rilievo, poi, secondo la Cassazione, può avere il fatto che si tratto' di un omicidio premeditato: "La presenza del previsto strumento di protezione sarebbe stata sufficiente ad impedirlo - si legge nella sentenza depositata oggi - tanto basta per ritenere ininfluente tutto il resto, compresa l'astratta possibilità che il delitto si sarebbe potuto consumare anche in un altro luogo". Infine, la Cassazione precisa che la responsabilità del ministero resta tale anche se il compito di vigilanza con le guardie giurate era stato affidato al Comune: "Anche ipotizzando - conclude la Corte - la sussistenza di una responsabilita' del Comune per il mancato funzionamento della vigilanza sostitutiva del metal detector, ciò non farebbe comunque venire meno la responsabilità del ministero".