
Un controllo con l'unità cinofila a Malpensa
Malpensa (Varese), 1 luglio 2017 - Trafficanti di droga condannati anche in relazione alla morte di uno dei loro corrieri. Ma l’accusa di omicidio è stata derubricata da volontario a colposo. Per la morte del corriere i due imputati sono stati condannati a 3 anni e 5 mesi di carcere ciascuno. Condanna a 8 anni, invece, per traffico di stupefacenti. Il pubblico ministero aveva chiesto 18 anni di carcere per ciascuno.
Con la derubricazione dell’accusa di omicidio la pena complessiva è stata invece di 11 anni e 5 mesi. Tutto per una teoria scientifica portata davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia, dove il processo è stato celebrato, dall’avvocato varesino Corrado Viazzo, difensore di uno degli imputati. Un teoria che ha convinto la corte. Si tratta dello svestimento paradosso, che porta una persona soggetta a ipotermia a spogliarsi dei propri vestiti. Prima di arrivare alla spiegazione scientifica occorre fare un passo indietro. Gli imputati sono due giovani pakistani: Usman Aziz, 29enne domiciliato nel mantovano, e Mueez Muhammad, 25enne residente a Busto Arsizio. La vittima è Muhammad Asghar, 44anni, loro connazionale e corriere della droga. Il 44enne aveva trasportato dalla Spagna, via Malpensa, eroina liquida ingerendo gli ovuli contenenti la droga destinata al mercato emiliano. E verso la zona di Reggio Emilia i tre si erano diretti per far evacuare l’ovulatore, che si era sentito male. Per evitare conseguenze i due trafficanti lo avrebbero abbandonato nelle campagne reggiane. Era il 23 dicembre 2015. Il corpo del quarantaquattrenne fu trovato il giorno successivo.
"Indossava soltanto una maglietta, tra l’altro sollevata sul corpo", spiega Viazzo. L’autopsia ha rilevato un’occlusione intestinale causata dall’ovulo di droga. Le indagini portarono ai due trafficanti arrestati nel giugno 2016 e poi finiti sotto processo a Reggio. "È scientificamente sostenibile - precisa Viazzo - che una persona soggetta a ipotermia, per reazione corporea, avverte molto caldo e tende a spogliarsi. Non fu il mio assistito ad abbandonare Asghar al gelo con indosso soltanto una maglietta. Avrebbe potuto essere stato lui stesso a spogliarsi. Non c’era alcuna volontà di cagionare la morte di quell’uomo o di causargli un’occlusione intestinale. Non fu omicidio volontario". La corte ha dato ragione al legale varesino, derubricando il reato.