Strage di Samarate, due comunità sotto choc: "Nicolò deve farcela". Il giallo del movente

Alessandro Maja ha ucciso la moglie e la figlia 16enne, gravissimo il figlio 23enne. Settimana prossima è probabile un nuovo interrogatorio del 57enne

I carabinieri sul luogo dell'omicidio. Alessandro Maja, la moglie e la figlia

I carabinieri sul luogo dell'omicidio. Alessandro Maja, la moglie e la figlia

Samarate (Varese), 8 maggio 2022 - Due comunità ancora sotto choc. Un’intera provincia, quella di Varese, che deve fare i conti con la terza strage familiare sul suo territorio. E che si chiede cosa le stia “capitando“ (il dato statistico che racconta di un’Italia, non solo il Varesotto dunque, afflitta da femminicidi e famiglie annientate a un ritmo ormai settimanale). Oggi a messa, nelle chiese di Malnate come in quelle di Cassano, si pregherà per Stefania e Giulia e per chi dovrà fare i conti, d’ora in avanti, con questo dolore. Nicolò, i nonni, gli zii... Dovere di ogni buon cristiano è quello di pregare anche per Alessandro Maja, anche se sarà un po’ più difficile.

Accanto alla comunità cristiana c’è quella laica. Che come a Morazzone a gennaio e a Mesenzana a marzo si sta già mobilitando in attesa di poter celebrare i funerali di madre e figlia. "La data delle esequie non ci è ancora stata comunicata e non sappiamo se la cerimonia sarà celebrata a Samarate oppure a Cassano Magnago dove vivono i genitori di Stefania – ha detto il sindaco di Samarate Enrico Puricelli –. Adesso tutti i nostri pensieri sono per Nicolò che deve farcela. L’invito che rivolgeremo a tutti sarà quello di raccogliersi in un momento di preghiera per le vittime, ma anche per chi come il figlio è scappato alla mattanza".

La furia omicida

Sono state le martellate inferte con inaudita violenza a uccidere Stefania Pivetta, 56 anni e la figlia Giulia, 16 anni. Le autopsie di ieri svolte all’ospedale di Legnano, hanno confermato i danni causati dai colpi alla testa e al volto tramite un martello. Le due vittime sono state uccise dentro la loro villetta di via Torino a Samarate dove la famiglia viveva dal 1999. Nulla trapela ancora sui test tossicologici effettuati. Gli inquirenti vogliono sapere se madre e figlia fossero in stato di alterazione durante il sonno, fase nella quale è avvenuta l’aggressione da parte di Alessandro Maja, il padre 58enne. La prima ad essere colpita, la moglie Stefania Pivetta assopita sul divano. Poi la furia si è scatenata contro la figlia sedicenne. Infine su Nicolò, 23 anni, l’unico scampato alla strage che riporta sul corpo gli stessi traumi delle vittime decedute ed è ricoverato in gravissime condizioni in ospedale a Varese dov’è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Nicolò, secondo quanto emerso finora dalle indagini, sarebbe stato colpito ripetutamente alla testa con lo stesso martello usato per uccidere madre e figlia, e non è escluso che sia stato ferito anche con l’uso di un trapano e forse di un cacciavite.

Il giallo del movente

Perde corpo, agli occhi degli investigatori, l’ipotesi di una prossima separazione come motivo scatenante del drammatico gesto. Potrebbe essere invece stato il terrore di perdere uno stile di vita, una sicurezza economica – che, però, non pare fosse realmente in bilico – ad alimentare i demoni del geometra milanese.

Un nuovo interrogatorio

Il 57enne è ancora ricoverato nel reparto di Psichiatria del San Gerardo di Monza. Se le sue condizioni miglioreranno, è possibile che il gip di Busto Arsizio, Luisa Bovitutti, fisserà un nuovo interrogatorio di garanzia per la prossima settimana. Solo allora, forse, sarà possibile comprendere cosa abbia animato la brutalità di quest’uomo.