Sfruttati, schiavi, non operai, i cittadini cinesi, donne e uomini, identificati nel capannone a Samarate producevano capi d’abbigliamento per noti marchi. Chiusi in quell’immobile, giorno
e notte, in alcuni locali
le brande di fortuna per dormire e le cassette con le scorte di cibo. Sfruttati da un loro connazionale, attirati in Italia con chissà quale miraggio di benessere, famiglie, genitori con i figli, due minorenni 11 e 12 anni che al ritorno dalla scuola non potevano vivere la normalità dei loro coetanei, costretti dentro quei muri, dove il lavoro non era dignità. Facevano i compiti, mangiavano, dormivano in quell’edificio fatiscente dove piegati sulle macchine a realizzare abiti di lusso vedevano ogni giorno
i loro genitori che speravano di dar loro un futuro migliore. I due bambini sono stati affidati ai Servizi Sociali del Comune di Samarate.
R.F.