SARA GIUDICI
Cronaca

Saronno, gli sciacalli del coronavirus sugli apparecchi salvavita

Arrestati la farmacista dell’ospedale e un imprenditore brianzolo. Lei ordinava strumenti per la Rianimazione poi li passava a lui per rivenderli

La farmacista mentre porta via scatole di materiale destinato a essere rivenduto

Saronno (Varese), 6 giugno 2020 - Facevano sparire strumenti per intubare i pazienti in Rianimazione e li rivendevano sottobanco. Gli sciacalli del Covid-19, in azione all’ospedale di Saronno, hanno smesso di fare affari. "Cercherò di tenere una piccola giacenza, così posso maneggiare". Sono le parole di Sara Veneziano, 59 anni, dirigente dell’area logistica della farmacia ospedaliera della struttura nel Varesotto, in una delle tante telefonate in cui concordava con l’imprenditore Andrea Arnaboldi, 49 anni di Barlassina, in Brianza, la consegna di lame e batterie per laringoscopi, fondamentali durante l’emergenza coronavirus. Le strumentazioni, sottratte all’ospedale di Saronno, venivano così rivendute dall’uomo a due strutture sanitarie milanesi. Ieri mattina i carabinieri di Varese e i finanzieri della compagnia di Saronno hanno messo le manette, eseguendo un’ordinanza del Gip del tribunale di Busto Arsizio. Per entrambi il reato è peculato in concorso. L’uomo dovrà rispondere anche di autoriciclaggio.

Tutto è iniziato in autunno con una segnalazione dei responsabili della farmacia ospedaliera di Saronno e dell’Asst Valle Olona, arrivata dopo aver rilevato una serie di ordinativi anomali a firma della farmacista. Sono state posizionate microcamere, poi pedinamenti e intercettazioni. Si è scoperto che la dirigente acquistava presidi medici facendoli apparire come ordini per conto dell’ospedale, addebitandone i costi all’ente pubblico, mentre successivamente li consegnava all’imprenditore, il quale a sua volta, attraverso la sua società, li rivendeva ad altri (ignari) clienti.

Negli ultimi mesi un controllo della finanza in azienda aveva insospettito l’imprenditore che ne aveva parlato con la complice: "Non vorrei metterti ansia – le dice al telefono –, t’immagini poi sui giornali collusione, la signora, la dottoressa Veneziano, una farmacista con l’agente delle lame". "A me non arrivano",è la risposta della donna che spiega poi che i prodotti non possono portare al presidio saronnese. La farmacista si faceva consegnare l’attrezzatura da rubare nel suo ufficio.

Qui la controllava ma, invece di consegnarla ai reparti, la metteva in scatole di cartone "senza scritte" che servivano per trasportare tutto fuori dall’ospedale. Nei video si vede la donna prendere le scatole e portarle all’esterno caricandole sulla propria auto e su quella dell’imprenditore che subito consegnava l’ordine ai clienti. E l’atteggiamento era spregiudicato per "sfruttare" anche l’emergenza Covid insistendo sulle necessità dei reparti di terapia intensiva per ottenere una velocizzazione delle consegne. Anzi lei avrebbe anche chiesto all’imprenditore di farsi pagare di più, visti gli affari che si facevano su aumenti di prezzo di mascherine e igienizzate con cui "ci facciamo una mangiata, un bel regalo, una borsa".