Richieste d’asilo per i rifugiati L’iter è un percorso a ostacoli

L’appello dell’associazione Naga a prefetture e questure per eliminare difficoltà e tempi d’attesa

Migration

di Federica Pacella

Difficoltà di accesso agli uffici, documenti in sola lingua italiana, lunghi tempi di attesa e richieste illegittime: così chiedere tempestivamente la protezione internazionale in diverse questure lombarde diventa un’impresa impossibile.

"È un diritto negato", commenta Emilia Bitossi, volontaria dell’associazione Naga, che garantisce assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita a richiedenti asilo, rifugiati, stranieri.

In un appello inviato a diversi enti, tra cui Viminale, prefetture e questure di Milano, Varese, Monza e Brianza, Lecco, Como, commissione nazionale per il diritto di asilo, Unhcr, Parlamento europeo e Commissione europea, l’associazione (affiancata da altri enti lombardi) ha elencato criticità, monitorate da enti gestori di diverse province, che rendono impossibile chiedere la protezione internazionale in tempi rapidi, in violazione delle norme europee e nazionali.

"A Milano, pur restando accampati per giorni fuori dagli uffici di via Cagni, i casi da noi monitorati impiegano anche più di un mese per poter accedere fisicamente agli uffici. Dal confronto con la Questura è emerso che hanno carenza di personale, ma questo problema non è giusto che ricada sulla pelle di queste persone".

A Varese, è necessario che la domanda di protezione internazionale sia presentata personalmente dal richiedente. Tale indicazione è conforme a quanto previsto dalla norma, ma nei casi seguiti dagli enti che hanno sottoscritto l’appello, sono stati dati appuntamenti per questo primo accesso a cinque mesi di distanza. "Tra i documenti richiesti, inoltre, c’è anche la dichiarazione di ospitalità, non prevista dalla legge", evidenzia Bitossi.

Pur se non citata nel documento, anche a Brescia non mancano i problemi. "Si registrano notevoli ritardi, pare per carenza di personale – spiega Bitossi –. Risultano appuntamenti fissati al 30 ottobre 2023, quindi a un anno di distanza". A Lecco, l’attesa è di circa un mese, un mese e mezzo. Se il richiedente non ha un alloggio, viene inserito in lista d’attesa per un posto in un Cas e invitato a presentarsi un mese dopo. Se il giorno dell’appuntamento non è ancora disponibile un posto in un Cas, si rimanda di un altro mese, e così via finché non si trova il posto in accoglienza.

A Como, è necessario recarsi in questura il martedì alle 8, ma in diversi casi è stato necessario tornare per quattro o cinque volte, prima di poter presentare la domanda. A Monza bisogna richiedere un appuntamento tramite modulo presente sul sito (in italiano) da inviare via mail; i tempi per l’appuntamento arrivano a tre mesi.