Razzismo alla partita di calcio Scatta una nuova denuncia

A ottobre l’allenatore del Gallarate aveva chiamato “negretto“ un giocatore di 16 anni d’origine maghrebina. Tre mesi dopo arriva l’esposto in Procura

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di Silvia Vignati

Il fatto era accaduto in ottobre, e non era passato sotto silenzio, trovando vasto spazio sui media. Al centro un epiteto che aveva generato sconcerto e provocato una reazione di vicinanza spontanea. Parliamo di una partita di calcio tra gli allievi provinciali di Gallarate e Club amici dello sport di Sacconago di Busto Arsizio. Un calciatore 16enne di origine marocchina era stato chiamato "negretto" dall’allenatore della squadra avversaria, e per tutta risposta la sua squadra aveva lasciato il campo prima del fischio finale, in segno di solidarietà. Ora il "Comitato per gli immigrati e contro ogni forma di discriminazione", con sede a Bogliasco (Genova), ha denunciato l’allenatore del Gallarate Calcio, per aver aver apostrofato con quel termine il giovane calciatore, durante la partita della categoria Allievi Under 17, disputata lo scorso 16 ottobre a Gallarate.

Lo ha reso noto la presidente del Comitato, Aleksandra Matikj. A seguito dell’episodio, gli Allievi del Cas Sacconago avevano abbandonato il campo, in solidarietà al loro compagno di squadra. "Non possiamo permettere che discriminazioni del genere possano prendere il sopravvento, specialmente nei confronti di chi così giovane e vulnerabile – ha detto Aleksandra Matikj – interveniamo anche in qualità di membri dell’Unar, ufficio deputato dallo Stato a garantire il diritto alla parità di trattamento, affinché il razzismo possa e debba essere combattuto in un Paese come l’Italia". Poi la presidente del Comitato ha precisato di aver scelto di denunciare anche "considerando quella che è la Costituzione italiana, il rispetto reciproco e nei confronti altresì di possibili vittime di quelle che maggiormente sono le situazioni di gravi pericoli o peggio ancora di guerre, come purtroppo era capitato anche alla sottoscritta".

L’epiteto razzista era giunto a pochi minuti dalla fine del match, quando il 16enne si è giustamente offeso ed è nato un momento di tensione, risolto con l’espulsione del coach gallaratese. Al centro dell’episodio un minore, c’è lo sport che dovrebbe essere un collante per la socializzazione. Ora la decisione del Comitato è forte e decisa e può essere riassunta così: non ci deve essere nessuna tolleranza per le frasi discriminatorie. Soprattutto rivolte a un ragazzo, aggiungiamo. E poi: c’è l’attenzione sicuramente non cercata dai protagonisti di questa brutta vicenda, ma passare sopra certi episodi potrebbe essere un errore ancora più grosso dei fatti stessi. Un segnale importante: la solidarietà dei compagni di squadra, che fa capire come i giovani siano spesso più maturi degli adulti. Di sicuro ci sono sensibilità che vanno sempre rispettate. Pensiamo solo all’eco dello sfogo della pallavolista azzurra Paola Egonu, decisa ad abbandonare la Nazionale dopo essersi sentita chiedere per l’ennesima volta se fosse italiana.