Petizione per salvare l’ospedale. La Regione archivia 13mila firme

La Regione Lombardia archivia le 13mila firme dei cittadini che chiedevano chiarezza sull'ospedale Sant'Antonio Abate a Gallarate. Consiglieri regionali criticano la decisione, sottolineando la mancanza di trasparenza. Il consigliere comunale Gnocchi denuncia la perdita di servizi sanitari pubblici essenziali e la mancanza di condivisione del progetto dell'ospedale unico.

Petizione per salvare l’ospedale. La Regione archivia 13mila firme

Massimo Gnocchi di Obiettivo comune

Regione Lombardia ha archiviato le 13mila firme di cittadini che hanno sottoscritto nei mesi scorsi la petizione promossa dal consigliere comunale di Gallarate Massimo Gnocchi (Obiettivo comune Gallarate) con cui si chiedeva chiarezza sull’ospedale Sant’Antonio Abate e sul futuro polo sanitario unico di Busto Arsizio-Gallarate. Nei confronti della decisione della III Commissione Sanità hanno preso posizione i consiglieri regionali Luca Ferrazzi (Gruppo Misto) e Giuseppe Licata (Italia Viva). Ferrazzi ha sottolineato "l’arroganza della maggioranza", per Licata invece si è persa "un’occasione di trasparenza". Sulla decisione di mettere nel cassetto le firme, interviene il consigliere comunale Gnocchi, che sottolinea: "molti consiglieri regionali evidentemente non avevano e non hanno ascoltato quel che ho detto ad aprile in audizione e men che meno hanno letto il testo della petizione e la sua richiesta chiara, semplice e partecipata. I cittadini di Gallarate e dei comuni limitrofi chiedono il mantenimento dell’ospedale Sant’Antonio Abate e servizi territoriali efficienti e sicuri.In poche parole chiedevano di non lasciare la città di Gallarate senza adeguati, o meglio essenziali, servizi sanitari pubblici".

Continua Gnocchi: "Regione ha argomentato che questi servizi sono previsti e soprattutto che il progetto dell’ospedale unico (ad ora è così) è stato largamente condiviso e sostenuto a livello territoriale addirittura attraverso assemblee aperte. Non è assolutamente vero perché allo stato a Gallarate, il cui ospedale è già molto compromesso, resteranno giusto quattro ambulatori in croce e il resto sarà dismesso. E soprattutto il progetto non è stato affatto condiviso, anzi si è sempre cercato di parlarne il meno possibile, derogando al necessario dibattito pubblico e negando un referendum consultivo che avrebbe chiarito quale fosse il reale sentimento della gente, come la petizione ha evidenziato".

Per il consigliere comunale non avere accolto l’appello di migliaia di firme "è un gravissimo errore che, sino a prova contraria, sarà scontato dalle future generazioni e dal declassamento del prestigio della nostra città, il cui Ospedale ha 150 anni di storia. La petizione non si è infatti mai opposta alla realizzazione di un eventuale ospedale nuovo di eccellenza, ma ha sempre chiaramente detto che a Gallarate si devono almeno lasciare adeguati servizi sanitari pubblici. Ora il compito di tutti noi è continuare a raccontare la verità nella consapevolezza che stare dalla parte giusta non è mai inutile. Lo dobbiamo a chi ha costruito il Sant’Antonio Abate, a chi ci ha lavorato e lavora superando ogni giorno difficoltà evidenti".

Paolo Verri