GABRIELE MORONI
Cronaca

L’esecuzione di un bravo ragazzo: 30anni dopo niente giustizia per Gianluca Bertoni

Varese, massacrato e gettato nel lago nel 1990. Tracce di Dna e nessun colpevole

Le tappe del giallo

Somma Lombardo (Varese), 7 dicembre 2020 - Esecuzione mafiosa di un bravo ragazzo. Trent’anni dopo restano il mistero e il dovere di non dimenticare. Somma Lombardo, 7 dicembre 1990. Sono da poco passate le 21. Gianluca Bertoni, 22 anni, figlio unico, studente modello al quarto anno di veterinaria, saluta papà Gianfranco e mamma Maria Laura: "Ci vediamo più tardi". Sale in auto. Deve raggiungere la fidanzata, Barbara, che abita a poche centinaia di metri. Il giorno dopo, a Cadrezzate, quattro cacciatori ritrovano la carcassa della Opel Kadett di Gianluca, bruciata e semisepolta dalla neve. Il ragazzo pare essersi smaterializzato. È l’11 gennaio del ‘91. Il custode di un residence di Ranco avvista qualcosa nel lago Maggiore, a un centinaio di metri dall’arenile. È un sacco della spazzatura, legato con una corda a una pietra e chiuso con nastro adesivo. Dentro c’è il cadavere incaprettato di Gianluca.

L’autopsia stabilisce che è stato ucciso con un colpo al capo, sferrato con un cric o una grossa pietra. Indagini intense, incessanti, ma senza esito. C’era una barca alla deriva, forse utilizzata dagli assassini. Una fiammata, uno spiraglio una decina di anni fa. Maurizio Grigo, il gip di Mani Pulite, a capo della procura di Varese dal maggio del 2005, costituisce un’apposita task force per fare luce su vicende rimaste avvolte nel buio. Nella lista di dieci “cold case“ varesotti sequestri di persona e omicidi. Per la morte dello studente di Somma Lombardo, nella primavera del 2009, due nomi vengono iscritti nel registro degli indagati, evidentemente per la necessità di un confronto scientifico.

La Procura ha acquisito il Dna sul nastro adesivo usato dai killer per legare il sacco di plastica e grazie alle nuove tecniche è stato possibile analizzarlo. Da lì, con l’aiuto di qualche testimone, si è risaliti ai due indagati. I carabinieri, coordinati dal procuratore Grigo e dal pm Tiziano Masini, lavorano anche su alcune auto avvistate da un testimone nei pressi di casa Bertoni, una Alfa Giulietta, una Golf bianca, una Fiat 127 rossa. Si indaga su un locale nella zona di Busto Arsizio, frequentato da malavitosi. "Ricordo - rievoca Maurizio Grigo, oggi procuratore emerito - una grandissima attenzione dedicata a questo caso. Avevo una squadra di carabinieri del Nucleo operativo, molto attiva, che ha svolto un lavoro investigativo, per così dire, a ritroso. Qualche risultato lo abbiamo ottenuto in quella che è stata una indagine molto particolare. Ricordo i genitori, persone squisite con cui sono rimasto in contatto fino al febbraio del 2014, quando ho lasciato Varese". "Eravamo – ricorda Masini – molto vicini. Nonostante il tempo trascorso, abbiamo fatto tanta attività. Ce l’abbiamo messa tutta. Non abbiamo trovato elementi sufficienti per affrontare un processo". Non è la svolta attesa. Il silenzio si riappropria della morte di Gianluca Bertoni. Rimane il ricordo.