
La targa in omaggio a Fabio Limido, consegnata a Varese alla moglie Marta Criscuolo e alla figlia Lavinia Limido
Varese, 7 maggio 2025 – “Ho visto mio marito riverso dietro ad una siepe e poi venirmi incontro in barella ed ho capito che era già morto. Ho detto agli infermieri che lo stavano soccorrendo di lasciarlo stare in pace, che ormai non c’era più. Poi ho visto mia figlia in ambulanza, la vicina di casa le teneva stretta la giugulare che l’assassino le aveva tagliato. Dal suo sguardo ho capito che ce l’avrebbe fatta”.
Così Marta Criscuolo ricorda quei terribili momenti di un anno fa: era il 6 maggio del 2024 quando Marco Manfrinati aggredì in via Menotti a Varese l’ex moglie Lavinia Limido. In sua difesa intervenne il padre Fabio, che pagò con la vita quel disperato atto di coraggio.
La cerimonia
Lavinia invece si è salvata ed era ieri, martedì 6 maggio, a Palazzo Estense insieme alla madre a ricevere una targa nel ricordo del papà. Ad assegnare il riconoscimento alla memoria le associazioni Anemos Italia e La Varese Nascosta. “Nel gesto più estremo la forza più pura. Dove c’è amore nasce il coraggio. In ricordo di Fabio Limido”: questo il testo inciso. La moglie Marta Criscuolo ha citato le “27 coltellate a mio marito e una ventina a mia figlia, anche vicina ad un millimetro dal midollo spinale”.
E poi ha voluto ringraziare i vicini che l’hanno soccorsa e i medici dell’Ospedale di Circolo che le hanno salvato la vita. “Una città intera ci è stata vicina, fiori, regali, telefonate, pensieri, messaggi, in centinaia ci hanno dispensato amore ed attenzioni. Non sanno quanto ci ha fatto bene tutto ciò”.
Da quella tragedia ora auspica che possa nascere qualcosa in grado di aiutare chi si trova nelle stesse situazioni.
Lo studio
“Insieme al patrocinio di un noto imprenditore - ha detto - ho costituito un pool di studiosi che analizzerà il percorso che la nostra vicenda ha fatto: è di tutta evidenza che ci sono delle falle, sia nel sistema giudiziario che nel sistema di soccorso, laddove la polizia per percorrere 300 metri ha impiegato dodici minuti trovando mio marito già morto e mia figlia in fin di vita. Studieremo i motivi per cui a fronte di dieci denunce circostanziate ed anche documentate, alcuni giudici non hanno ritenuto mia figlia credibile anche alla luce dell’omicidio e del tentato omicidio, il loro operato, le loro responsabilità”.
Tutto questo porterà ad una proposta di legge che possa scongiurare eventi di questo genere.”